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Due pazienti su tre ricoverati in altri nosocomi

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L'aziendasanitaria più estesa del Lazio ha raggiunto il record del 66% di mobilità passiva, ossia due ricoveri su tre dei degenti residenti nei suoi 70 Comuni nel 2010 sono stati effettuati fuori dai cinque ospedali aziendali. «Il patrimonio di posti letto è fortemente carente», lamenta la Asl nel suo ultimo rapporto annuale, che infatti dispone solo della metà dei posti letto prevista dagli standard regionali (1,6 ogni mille abitanti contro i 3,2 indicati nel piano sanitario). Colpa anche di «una distribuzione regionale delle risorse più costose (emodinamica cardiaca, alta specialità, risonanza magnetica, ecc) che penalizza fortemente gli Ospedali della Asl Roma G», aggiunge l'azienda, che da ottobre rischia di perdere altri 156 posti letto tra Monterotondo e Subiaco. Proprio nel nosocomio sublacense ieri è scattata la rivolta dopo la chiusura scattata nel reparto di Ginecologia-Ostetricia e il trasferimento di alcuni medici all'ospedale di Colleferro disposto dalla Asl. Un provvedimento che, secondo il nuovo sindaco di Subiaco Francesco Pelliccia, non fa «riferimento alcuno alla situazione del Pronto soccorso e della relativa guardia ginecologica. Nel caso non fosse prevista tale figura - ha scritto il sindaco al prefetto Pecoraro e al commissario Polverini - è chiaro che il Pronto soccorso non sarebbe da considerarsi più tale e non sarebbe in grado di garantire adeguatamente le emergenze». Entro il 15, poi, avverte il Comitato dei cittadini della Valle dell'Aniene, «due chirurghi andranno in pensione e, se non saranno sostituiti, il servizio sarà sospeso, come la Farmacia dopo il trasferimento dei parafarmacisti a Tivoli, dove è stato inviato anche l'ultimo ortopedico». Subiaco e Monterotondo chiedono un tavolo di confronto alla Regione, come ha fatto il comitato di Palombara dopo il sit-in alla Pisana il 25 maggio contro la riconversione, avviata da aprile, al Santissimo Salvatore.

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