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Gianni e Renata. Stesso destino

Renata Polverini e Gianni Alemanno

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C'è chi preferisce cadere dal pero e chi invece parte all'attacco, avendo magari preparato il "momento" con qualche giorno di anticipo. I segnali per la bufera che si è abbattuta sulla Polverini erano stati lanciati da tempo. Per questo il passaggio di due consiglieri regionali, Andrea Bernaudo e Giuseppe Melpignano, dalla Lista Polverini al Pdl, anticipato da Il Tempo e ufficializzato ieri, solo un paio di mesi fa sarebbe stata una notizia a mala pena da riportare sui quotidiani. Ora rischia di far cadere la giunta regionale. La classica goccia, insomma. Eppure, sono mesi che alcune delle delibere più importanti votate dalla giunta Polverini sono ferme in Consiglio regionale. Tra queste, la più delicata ed efficace per garantire quegli equilibri politici ora saltati: le nomine delle aziende regionali. La governatrice non ha voluto farle prima delle amministrative, nonostante fosse passato un anno dall'elezione. Un punto questo che ha creato più di un dissenso, e non solo nel Pdl. Ma la resa dei conti sarebbe comunque arrivata (per "bon ton") subito dopo. E invece si è rotto un legame importante. Quello che vedeva fino a poco fa il sindaco Alemanno come punto di riferimento del Pdl e come contraltare alla sempre più "potente" governatrice. A far precipitare stati d'animo e nervi l'avvicinamento del sindaco, che comunque qualche problema con alcune parti del Pdl lo aveva già, alla Polverini. Un asse che ha portato addirittura Alemanno ad appoggiare il candidato della governatrice nel ballottaggio con quello del Pdl per la poltrona da sindaco di Terracina. Una vera e propria dichiarazione di guerra a chi nel Pdl aveva già più di un conto da saldare. Tanto che, anche l'Assemblea capitolina ultimamente non ha brillato in lavori d'aula. E le cose non sembrano migliorare. Alla sfuriata della governatrice che ha reagito al passaggio dei due consiglieri al Pdl dichiarando addirittura conclusa l'esperienza della coalizione, Alemanno ha risposto: «Esprimo forte preoccupazione per quanto sta avvenendo nei gruppi consiliari della Regione Lazio. Sono vicino alla presidente Polverini nel momento in cui chiede un forte chiarimento per capire se questi passaggi siano frutto non di scelte personali ma di manovre politiche - ha detto il sindaco -. Oggi più che mai è necessario un forte chiarimento interno al Pdl, esteso a tutto il centrodestra laziale, per rilanciare un'azione unitaria basata sul rispetto di tutti i soggetti politici e di tutti gli iscritti al partito». Un partito che però, forse, non c'è più. Alemanno stesso, che pure si spende da tempo per i congressi, ha compreso probabilmente che con le correnti "libere" non si va da nessuna parte. Per questo si è legato alla Polverini, per questo incontra e lavora sui finiani. Per questo ieri ha dichiarato: «La bandiera della Polverini è anche la mia». Una bandiera di quale colore e in rappresentanza di cosa? La libertà dal partito, e dunque dalle correnti che storicamente e naturalmente lo compongono? I problemi interni al Pdl, così come al Pd e la necessità della Polverini di trasformare praticamente la sua lista civica in un partito, sono la conferma che senza congressi, senza strutture, senza un'organizzazione territoriale non si governa. O almeno non si governa bene. Un motivo in più per cercare di "rianimare" il Pdl dal coma nel quale, malgrado l'elettorato, è finito.

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