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Tre candidati per 175 elettori

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Ilcomune dove si è votato di più è quello di Canterano, con il 96,46% dei votanti. Il 53,22% si è invece recato alle urne a Montorio Romano. Un calo, quello dell'affluenza registrato anche nel resto dei comuni laziali. Per il rinnovo delle 111 amministrazioni ha votato il 77,96% degli elettori, contro il 79,76% del passato. E come ogni tornata elettorale che si rispetti non mancano le curiosità. A Vivaro romano, piccolo comune con 175 elettori c'erano 3 candidati a sindaco: un papabile primo cittadino ogni 58 aventi diritto al voto. Nessun altro dei 111 Comuni chiamati al voto aveva un rapporto così «basso» tra numero di elettori e candidati alla poltrona di sindaco. A Jenne, ad esempioe c'erano 4 candidati su 373 elettori (uno ogni 93), a Viticuso (Frosinone), erano 5 su 492 elettori (uno ogni 98). Alla fine a Vivaro l'ha spuntata Francesco Mezzaroma, della lista Civica Rinnovamento, che con i suoi 65 voti ha raggiunto il 42,76% delle preferenze. Non potevano poi non esserci i famosi «candidati zero», quelli per intenderci che non hanno avuto neanche il voto loro. È accaduto a Terelle, in provincia di Frosinone e Rocca di Cave, Roma. Nel paesino del frusinate tre candidati sindaco, 815 elettori, 371 alle urne e Osvaldo Di Sarra, candidato primo cittadino della Fiamma Tricolore ha accreditati a suo favore zero voti. Lo stesso accade nella cittadina nella provincia romana: anche qui tre candidati sindaco, 362 elettori e 337 votanti anche per Luca Tordella, candidato della lista civica Movimento sociale italico, nessuna preferenza. Non sono mancate poi le battute tra esponenti di schieramenti opposti. Il segretario romano del Pd, Marco Miccoli tira dritto: «Colpiti i nemici di Roma e gli amici di Alemanno», riferendosi ai risultati di Milano. «Comprendiamo la forte necessità del segretario del Pd a Roma di prendere a pretesto le elezioni per spostare l'attenzione altrove purché non sia nella Capitale - replica il vicecoordinatore romano Pdl, Marco Di Cosimo - dove la sua attività di partito è quotidianamente bocciata dai tanti cambi di casacca e dalla endemica mancanza di idee. Come recita un vecchio adagio: Miccoli, aspetta e spera». Chi invece dorme sogni tranquilli è il segretario regionale Idv, Maruccio: «Il nostro partito raddoppia, anzi in alcuni casi triplica i risultati».

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