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Meno furbetti e cure migliori con il certificato medico online

Inps

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Nell'ultima settimana sono stati 52.058 i certificati medici on line trasmessi nel Lazio all'Inps, come prevede la riforma Brunetta. Presto questi dati verranno messi a disposizione della Regione e, in particolare, di Laziosanità, l'Agenzia di Sanità Pubblica che potrà utilizzarli per finalità tecnico scientifiche. La stagione influenzale 2010-2011 è stata l'annata che ha visto il maggior numero di casi di sindrome influenzale degli ultimi dodici anni. Da metà ottobre all'1 maggio si sono ammalate nel Lazio 684 mila persone. La classe d'età più colpita è stata quella di bambini e ragazzi da 0 a 14 anni con 208 mila casi. In numeri assoluti, la classe di età da 15 a 64 anni ha poi registrato il maggior numero di casi mai rilevato: 439 mila persone adulte hanno preso l'influenza. Tra gli over 65 invece tale fenomeno ha riguardato 37 mila soggetti. Questi dati non tengono conto dei certificati on line, che, una volta messi a disposizione dell'Asp, potranno essere usati per studiare l'andamento delle patologie. Ma anche per beccare qualche «furbetto». «Con i certificati medici on line si può avviare un processo di conoscenza inimmaginabile ai tempi della compilazione cartacea - spiega il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua - È uno dei vantaggi dell'operazione avviata un anno fa dal ministro Brunetta, che produce nuove opportunità di tipo sociale. Per tutte le Regioni potremo disporre di un'ampia e completa base statistica omogenea, con informazioni sulle patologie denunciate, e sui connessi fenomeni di assenza dal lavoro, fino a una lettura dell'assenteismo. Il codice nosologico identifica la patologia e quindi consente di archiviare informazioni essenziali di tipo socio-sanitario. È possibile conoscere durata e frequenza delle assenze per malattia, produrre confronti tra pubblico e privato e tra diversi territori». Qualche dato è già disponibile: «Il Lazio è la regione che con Sicilia e Basilicata mostra una sensibile differenza tra eventi di malattia nel settore pubblico, rispetto a quelli del settore privato; mentre il numero dei giorni è sotto la media nazionale. Insomma nel Lazio ci si ammala spesso, ma per poco tempo. Ma è solo l'inizio, molto altro si potrà scoprire con l'aumento dei dati». Sul trasferimento dei dati alla Regione Mastrapasqua dice: «Siamo in una fase sperimentale. La messa a regime dipenderà dai ministeri competenti, dall'Inail e dalla Regioni. Occorreranno delle convenzioni che l'Inps è disposto a stipulare non appena ci saranno le indicazioni ministeriali». La collaborazione tra Inps ed Enti locali potrà dare risultati eccezionali. «Oltre a individuare frequenza e durata delle malattie, potremo disporre di informazioni importanti sulla dipendenza dei fenomeni dell'età e dal settore produttivo di appartenenza del lavoratore in malattia. emerge ad esempio che agricoltura e costruzioni sono i settori in cui il numero medio di malattie è basso, ma presentano una durata media particolarmente lunga (rispettivamente 14 e 10 giorni). Il numero delle malattie inoltre cresce col crescere della dimensione dell'impresa. Gli enti locali potranno acquisire notizie di grande interesse per definire programmi socioassistenziali, oltre che sanitari. Le patologie insorgenti possono essere codificate e rubricate». «Credo che l'analisi dei dati in possesso dell'Inps possa disegnare un quadro approfondito delle cause di assenza dal lavoro, delle principali tendenze e distorsioni, nonché dei costi che si nascondono nelle pieghe di questa realtà - dice dal cato suo Lucio D'Ubaldo, preisdente di Asp-Laziosanità - Può cambiare la conoscenza e la percezione del fenomeno. Dovremo aggiornare il modello epidemiologico su cui fondiamo le nostre politiche per la salute. A me sembra importante che il Lazio faccia da apripista: serve definire con urgenza, un protocollo d'intesa tra Regione e Inps per dare all'Agenzia il compito di gestire questo prezioso e vasto patrimonio informativo. È da valutare se non sia il caso di rompere gli indugi e insediare subito il Comitato scientifico dell'Agenzia».

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