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Chiesta visita medica a una morta

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Entro 40 giorni, «termine perentorio», si sarebbe dovuta presentare dal medico. Il motivo? Doveva sottoporsi ad accertamenti medico legali. Solo che la povera Valentina B, di 30 anni, era morta quattordici mesi prima in un incidente stradale. A convocarla, a distanza di oltre un anno, proprio il medico dell'assicurazione che avrebbe dovuto risarcirla del danno. La lettera del sanitario è datata 20 aprile del 2011. La ragazza, invece, ha perso la vita il 18 febbraio 2010, giorno in cui è stata investita dall'auto di un anziano assicurato proprio con la stessa compagnia che ha contattato, via lettera, la vittima dell'incidente stradale. Ma non finisce qui. Nei documenti inviati dal medico chirurgo Maximilian C., c'era inoltre scritto che la giovane doveva esibire presso lo studio medico un «valido documento di riconoscimento, codice fiscale e la documentazione medica e radiologica inerente il suo sinistro». Agli atti c'è anche il documento dell'ufficio dello Stato civile, nel quale viene certificato che Valentina B. è morta il 18 febbraio 2010. «Oltre alla sfortuna di aver incontrato l'anziano omicida - spiega l'avvocato della famiglia della giovane, il legale Fernando Catanzaro - ha avuto la disgrazia di imbattersi, ai fini di un giusto risarcimento per i propri familiari, nella compagnia assicurativa che in maniera dilatoria e pretestuosa non è stata in grado di offrire il dovuto risarcimento. È una vergogna». «Casualità» della sorte, il 20 aprile l'assicurazione aveva promesso che per quel giorno avrebbe messo a disposizione «degli aventi diritto» la somma loro dovuta. Invece dei soldi, i parenti si sono visti recapitare la richiesta di visite mediche del familiare ucciso in un incidente stradale.

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