Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Attore in cattedra: "Voglio insegnare quello che non so"

Esplora:
Giorgio Albertazzi, uno dei mostri sacri del teatro italiano

  • a
  • a
  • a

Giorgio Albertazzi insegnerà a «non recitare» in una master class per attori, formata da tre turni successivi, divisi in tre weekend (I turno: 20, 21, 22 maggio, II turno: 27, 28, 29 maggio, III turno 3, 4, 5 giugno), lavorando in un incontro studio di quattro ore giornaliere presso il Teatro dei Comici di Palazzo Santa Chiara per poi selezionare i venticinque partecipanti al futuro Atelier Albertazzi, da settembre a novembre 2011, con performance finale. «Non è una scuola, non è un'accademia, non è un seminario, non è una compagnia, non è una bottega, non è un laboratorio, non è neanche un atelier-officina-studio. È il teatro in Palazzo Santa Chiara per attori insoddisfatti, attrici inquiete, giovani ardimentosi artisti, per una sfida all'ultimo verso», recita lo slogan promozionale. E il mattatore fiorentino non esita a manifestarsi come Maestro di «quello che non sa», chiarendo così il suo progetto: «Vorrei lasciare come scoperta e provocazione ai contemporanei e magari anche alle generazioni future quello che scrisse del mio "Enrico IV" il critico Gigi Livio su "Massima Theatralia”. Rilevò che avessi aperto una crepa nel cosiddetto teatro di tradizione e nel linguaggio da stabile, facendo giustizia del teatro di regia e manifestando l'inutilità di un sessantennio di teatro italiano. Siccome sono convinto che le rivoluzioni nascano sempre dall'interno e mai dall'esterno, vorrei trovare con i ragazzi un'alternativa al teatro che normalmente si fa che per il 90% è mortale e noioso». Per fornire un esempio più concreto e tangibile del lavoro promesso agli allievi ricorre disinvoltamente a convincenti e castiche metafore sessuali: «Il teatro dell'establishment è come il coito del papà, ovvero la posizione del missionario, mentre il teatro d'avanguardia è masturbazione, sono seghe in cui prova piacere solo chi lo fa. Ovviamente non vi includo né il Living, un vero teatro innovativo dall'interno, né Carmelo Bene. Quello a cui ambisco è, invece, il teatro dell'”orgia”, il contrario dell'ammucchiata, che è di una tristezza senza fine. Intendo l'orgia come "scambio di ruoli” in cui l'appartenenza sessuale individuale perde la sua connotazione». Stiano attenti coloro che pensano di iscriversi perché Albertazzi cerca «persone che non siano tanto brave a recitare perché sarebbe troppo difficile indurle a non farlo», precisando la sua personale visione scenica: «Non mi interessa il teatro ben fatto. L'arte non finisce: fa solo domande a cui non sa rispondere. Gli unici precedenti che riconosco sono il Living, la scuola di Al Pacino a New York e il lavoro di Peter Brook a Parigi. Tutte le scuole che ci sono in Italia, compresa l'Accademia "Silvio d'Amico", nascono per dare dignità all'attore, dapprima umana e civile, poi artistica. Fondai con Vittorio Gassman "La bottega” di Firenze, da cui sono uscite personalità notevoli, ma si fornivano strumenti tecnico-artigianali. Oggi ho altri obiettivi. Non insegnerò. Mi considero un corpo presente insieme agli altri con cui cercare. Non metterò in scena autori, ma i partecipanti saranno loro autori di se stessi». (Per informazioni e invio di curriculum e foto: 339.8281386 - [email protected])

Dai blog