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Qualcuno da lassù ha guidato le nostre mani

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Sonofatte di questo prezioso materiale le due lapidi realizzate per Wojtyla dai maestri del travertino tiburtino. «Due giorni e due notti abbiamo impiegato nel 2005 per creare la lapide al papa, la cui iscrizione, scolpita a mano, è in oro – hanno raccontato – la magia e il mistero imperniavano continuamente il nostro lavoro». Un'aurea di mistero ha, infatti, aleggiato in quei giorni, fin dall'arrivo della lastra di marmo da Carrara: «Quando abbiamo tagliato la pietra ci siamo subito accorti che c'era qualcosa di "soprannaturale". Le due parti sarebbero dovute essere simmetriche e riportare entrambe le stesse venature, come in uno specchio. Così non era – racconta rabbrividendo uno dei titolari – la lastra che abbiamo deciso di utilizzare aveva, infatti, delle venature che richiamavamo chiaramente simboli religiosi. C'è una croce e, visibile sono in negativo, il profilo di un uomo che sorregge una croce più grande». Ma la magia è l'inspiegabile non finiscono qui:«Il camionista che l'ha portata in Vaticano ha raccontato che ad un certo punto, lungo il raccordo anulare, tutte le luci del mezzo si sono spente, per poi riaccendersi alcuni minuti dopo». Al suo arrivo la lapide è stata posta nella cripta, ora, dopo la beatificazione, prenderà il volo e sarà spostata nella città del papa a Cracovia. Al suo posto un nuovo monumento, realizzato sempre in marmo di Michelangelo e sempre dai maestri tiburtini del laboratorio Giovannozzi, che verrà posto a destra della basilica sull'altare un tempo di Innocenzo XI. Marmo splendente e lucente che riporta la nuova onorificenza concessa a papa Giovanni Polo II, Beato: «BEATVS IOANNES PAVULVS PP.II». Una pietra dalle dimensioni papali, 80 centimetri per 2,10 metri. Per ricordare questo importante lavoro e per celebrare la beatificazione, la lastra specchio, dovutamente incisa, sarà donata alla chiesa Santa Maria del Popolo di Villalba di Guidonia.

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