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Scommessa Atac: Alemanno scioglie la riserva Arrivano i "super manager"

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Gianni Alemanno

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L'annuncio è previsto per le 13 di oggi, ma l'accordo sui nuovi vertici dell'Atac è stato raggiunto ieri sera dopo una riunione in Campidoglio. Salvo sorprese dell'ultima ora il sindaco Alemanno nominerà presidente Francesco Carbonetti (ex Consob ed ex Bankitalia, indicato dall'assessore al Bilancio, Lamanda e preposto al complesso rapporto con le banche); Carlo Tosti come amministratore delegato (manager della società Bombardier, fornitrice di Atac e gradito a Vincenzo Piso e Francesco Aracri), Antonio Cassano come direttore generale (frutto dell'accordo portato avanti dall'assessore Aurigemma con il Pd). A questo punto, le dimissioni dell'ad Maurizio Basile, del presidente Luigi Legnani e del presidente del collegio dei sindaci Massimo Tezzon, che avrebbero dovuto concretizzarsi durante l'assemblea dei soci del 16 giugno, arriveranno molto prima, probabilmente già nel mese di maggio. Dopo che l'annuncio ufficiale di Alemanno dei nomi dei nuovi vertici, verrà convocato il prossimo Cda di Atac in breve tempo e, comunque, entro maggio. In quella occasione verranno formalizzate le dimissioni di Basile, Legnani e Tezzon, mentre il bilancio dell'azienda verrà approvato, come previsto, durante l'assemblea del 16 giugno, dai nuovi vertici. Una scommessa importante, quella del sindaco che si ritrova a nominare il terzo amministratore delegato nel giro di pochi mesi. E di tempo per sbagliare non ce n'è più. Per questo, anche l'assetto interno al Cda di Atac potrebbe subire delle «modifiche». Ovvero trovare un nuovo equilibrio politico che vedrebbe l'ingresso dell'Udc nella «stanza dei bottoni» dell'azienda del trasporto pubblico. L'entrata di Franco Cioffarelli, coordinatore romano del partito di Casini potrebbe «costare» l'uscita di Marco Coletti, in quota Sammarco. Al di là dei nomi però, l'ingresso dell'Udc nel Cda di Atac significa non solo concedere due quote all'opposizione ma aprire nuovi scenari nei rapporti tra centrodestra e centrosinistra. Non a caso La Destra di Storace ha già duramente criticato con il capogruppo Rossin, metodo e merito delle nuove nomine Atac. La prima conseguenza? Il rinnovo del Cda dell'Ama che scade il 31 maggio. Sul piatto dell'Atac, infatti, l'opposizione, in particolare il Pd, avrebbe messo anche il futuro assetto dell'azienda che gestisce la pulizia della Capitale (e a breve il ciclo dei rifiuti). Un «compromesso» alla vecchia maniera, verrebbe da dire, sul quale però una parte del Pdl è pronta a dare battaglia, soprattutto quella «esclusa» dalle elezioni regionali o dal rimpasto della giunta capitolina. Tante persone (e dunque consenso elettorale) alle quali dover dare una risposta. Ma se su Atac pesa la grave situazione in cui versano le casse, e dunque l'apertura del sindaco all'opposizione può essere letta come un'azione di responsabilità, su Ama è un'altra storia. Il bilancio dell'azienda è infatti in recupero e il «fedelissimo» Panzironi difficilmente si farà mettere in difficoltà da un qualsiasi manuale Cencelli.

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