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Il buonismo di S. Egidio non risolve i problemi

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.Il sindaco Alemanno rimanda al mittente l'accusa: le valutazioni di Sant'Egidio sono «lontane dalla realtà». L'attacco frontale dell'associazione cattolica al Campidoglio arriva in un momento di grandi difficoltà, mentre gli sforzi dell'amministrazione sono volti ad affrontare l'emergenza profughi e i rom che di giorno in giorno ingrossano le fila. Sant'Egidio dice che non c'è una politica di accoglienza. Non resta che guardare i numeri. In città, prima dell'esodo dal Nord Africa, c'erano già 8.000 richiedenti asilo e rifugiati a fronte di 1.600 posti disponibili in centri d'accoglienza. I nomadi, invece, sono 3.400 nei campi autorizzati, 1.600 in quelli «tollerati» e 2.500 in quelli abusivi (il piano nomadi prevede la costruzione di altri campi regolari per 6.000 posti). Si stima che, in totale, i senza fissa dimora siano 22.000. Quindi, ci sono più di 15.000 persone senza un tetto regolare. Il numero intanto cresce. Sant'Egidio accusa il Comune di dividere la famiglie. E aggiunge: in quel caso meglio non sgomberare. Bisogna però dare uno sguardo ai fatti. Due giorni fa sono stati sgomberati 270 nomadi sulla Collatina, il 90% con precedenti penali. A donne e bambini è stata offerta accoglienza al Cara di Castelnuovo di Porto. Hanno rifiutato tutti. Si può accusare il Comune di non aver offerto «un'alternativa dignitosa»? Alemanno fa notare che è la stessa soluzione adottata «anche nei centri di accoglienza Caritas». La Prefettura conferma: «Offriamo accoglienza a tutti. Comunque, non è preclusa la possibilità di incontrare mariti e padri. Fino ad ora però hanno rifiutato l'offerta». La domanda allora è: meglio divisi in centri di accoglienza o uniti nelle baracche? Se lo chiede anche Alemanno che ricorda la tragedia di Tor Fiscale dove quattro bambini romeni sono morti in un incendio di una capanna. Il coordinatore romano del Pdl, Gianni Sammarco, definisce quello di Sant'Egidio un «buonismo inclusivo che non è la panacea». La stessa «maschera buonista» che, secondo il coordinatore regionale Vincenzo Piso, ha indossato la sinistra (il segretario romano del Pd Marco Miccoli aveva accusato Alemanno «di fare il duro per nascondere il flop»). L'assessore Belviso riporta tutti ai numeri: «Il Comune non può fare di più. Per accogliere tutti i 22 mila senza fissa dimora servirebbero 150 milioni». Il sindaco rilancia: «I profughi siano ripartiti in tutta Italia, in particolare al Nord, che fino ad ora non ha accolto quasi nessuno».

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