Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Sant'Andrea e Castelli Eccellenze e lavori infiniti

Esplora:
Il 6 marzo 2010 la posa della prima pietra per l'Ospedale dei Castelli

  • a
  • a
  • a

Quando monsignor Armando Brambilla lo benedisse la prima volta era vuoto. Una cattedrale nel deserto in via di Grottarossa, nelle campagne di Roma Nord. «Portò bene - ricorda il prelato dopo l'aspersione dell'acqua benedetta e il Paternoster rituale - Speriamo porti bene ancora». L'ospedale Sant'Andrea, policlinico universitario fiore all'occhiello del Sistema sanitario regionale che ieri ha festeggiato dieci anni, è il paradigma di come vadano le cose nel Lazio. Solo nel 2010 - spiega il direttore generale Maria Paola Corradi - i ricoveri ordinari sono stati 15.806, quelli diurni 7.561 e 53.530 gli accessi al pronto soccorso. E ancora: oltre un milione di prestazioni ambulatoriali, 467 posti letto e 10 dipartimenti ad attività integrata. Il problema? Nessuno, anzi uno. Per costruirlo ci sono voluti 26 anni. I lavori iniziarono nel 1975, ma l'ospedale fu inaugurato dall'allora governatore Francesco Storace - che ancora oggi gonfia il petto nel ricordarlo orgoglioso - il 28 marzo 2001, mesi dopo la benedizione di monsignor Brambilla. Ieri l'azienda ospedaliera Sant'Andrea, seconda facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza, ha celebrato i suoi primi dieci anni. A festeggiarlo c'era l'ex assessore alla Sanità Vincenzo Saraceni, con le lacrime agli occhi. Senza dimenticare il rettore Luigi Frati (che ha riconosciuto «l'incredibile operazione compiuta» in una struttura «alla quale la Sapienza è molto attenta») e tutti i direttori generali che lo hanno guidato. Durante la cerimonia è stato ricordato Gennaro Moccia, primo dg, mentre un altro ex manager, Francesco Rocca, ha ribadito l'importanza del Sant'Andrea, «che ora non viene più visto come all'inizio, cioè come una cattedrale nel deserto». Il penultimo direttore generale Vitaliano De Salazar, oggi alla guida dello Spallanzani, nel rivendicare l'aver «praticamente azzerato il precariato», ha apprezzato «la continuità storica che c'è stata con l'arrivo della Corradi. Qui al Sant'Andrea la politica è sempre rimasta fuori». Eppure, il Sant'Andrea resta l'emblema di come vadano - rectius, non vadano - le cose nel Lazio. Se il management e le professionalità sono sempre stati di prim'ordine, viene da chiedersi come sia possibile impiegare 26 anni per aprire un ospedale. E viene anche da chiedersi se non sia il caso di portare monsignor Brambilla a benedire il cantiere del nuovo Ospedale dei Castelli. La prima pietra è stata posta oltre un anno fa, poco prima delle regionali, con un tempismo perfetto. Ma ad oggi neanche le fondamenta sono state scavate: il governo ha fermato tutto per via del deficit sanitario. Ora la Polverini ha sbloccato di nuovo i lavori, ma senza la deroga del governo che prima o poi ribloccherà tutto. Sicuramente anche l'Ospedale dei Castelli diverrà un polo d'eccellenza come il Sant'Andrea. Speriamo solo di non dover aspettare 26 anni. Monsignor Brambilla, ci pensi lei...

Dai blog