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Quel mattatore di Panariello

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Reducedagli esplosivi appuntamenti radiofonici di «Ogni maledetta domenica», il mattatore toscano non rinuncia al palcoscenico ricorrendo a un titolo surreale, legato alla battuta di un bambino che incontrandolo per strada lo associa ai personaggi inventati visti nel piccolo schermo insieme a lui. Prova spettacolare che sembra vagheggiare un'incursione televisiva, questa lunga, articolata e opulenta kermesse intende bissare la cospicua adesione del pubblico di qualche mese fa nella dimostrazione che la gente accorre a riconoscere il proprio beniamino e a scoprire i suoi vecchi e nuovi personaggi. Qui la partenza è aggiornata alla realtà giornalistica quotidiana e alla riflessione sulla società: nel bislacco tentativo di comprendere il folle caos generato dal contrasto tra realtà e finzione si ribadisce che ormai «Gli italiani fanno ridere da soli». La vena satirica è la vera chicca di questo evento dal vivo che affonda bene: «I nostri politici fanno i porno e i produttori siamo noi!», senza trascurare neppure la critica di costume: «Lo show della cronaca nera è il vero business del futuro. Se vai in galera, esci presto e hai subito ospitate, serate in discoteca, reality e pubblicità. Per andare in tv cosa non si farebbe!». Si possono apprezzare i monologhi d'attualità concepiti con intelligenza e continuamente riveduti o corretti in base agli eventi realmente accaduti: dal contenitore pomeridiano al telegiornale non c'è differenza nell'insistere su dettagli macabri o nell'esibire comportamenti illeciti di preoccupante e indegna volgarità. La forza della sapienza del comico e la sua capacità di penetrare nel contemporaneo superano di gran lunga per ricchezza di contenuti ed energia scenica i più noti e prevedibili personaggi, anche se il ritorno della Signora Italia con la sua sagacia di calembour e sfondoni rappresenta un passaggio prezioso e di consapevole talento. Non mancano poi il PR, Mario il Bagnino, Merigo, il ricchissimo Naomo che la gente recupera e asseconda sempre volentieri e con entusiasmo, mentre non tutte le new entry si rivelano compiute e davvero coinvolgenti. La personalità istrionica di Panariello ha la possibilità però di emanciparsi dalle esigenze stereotipate della fruizione domestica per entrare liberamente nel contatto emotivo e ludico con la platea pulsante. Temi, allusioni e riferimenti meno scontati mettono in luce le potenzialità espressive del protagonista. Rovesciando il titolo si può affermare che allora Panariello esiste più che mai e trionfa, anche su se stesso.

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