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Domani sette ospedali cambiano nome

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Dadomani partirà infatti la loro chiusura e riconversione. Il Piano di riordino della rete ospedaliera varato dal commissario ad acta Renata Polverini non conosce soste e segue fedelmente il cronopogramma inserito nel decreto 113 varato a fine 2010. A gennaio hanno chiuso Ceprano, Ferentino e Ceccano; a febbraio Atina e Isola Liri. A giugno sarà invece la volta di Acquapendente, Montefiascone, Amatrice, Zagarolo, Bracciano, Pontecorvo, Arpino, Sezze e Gaeta; mentre in ottobre toccherà a Monterotondo, Subiaco e Anagni. Anche se alla fine qualche ospedale dell'hinterland romano potrebbe salvarsi dalla riconversione. Si tratta principalmente di Monterotondo (il dg della Asl RmG Brizioli ha inserito il salvataggio nel nuovo atto aziendale), anche se non sono esclusi coupe de theatre per quanto riguarda Subiaco e Bracciano. Gli ospedali interessati dalla riconversione non smetteranno comunque di essere strutture sanitarie, ma si trasformeranno in presidi territoriali che, nelle intenzioni della Regione, dovranno alleggerire il sistema creando meno posti letto ma più servizi sul territorio con la rete delle specialità alla base della nuova filosofia. I nosocomi riconvertiti si trasformeranno in «ospedali di territorio» con massimo otto posti letto, ma continuità assistenziale, guardia medica, Rsa, diagnostica, specialistica ambulatoriale, laboratorio e posti di degenza infermieristica e un medico h24 per le emergenze. Insomma, un'opera di riconversione imponente che interesserà anche il personale. Le professionalità in esubero nelle strutture riconvertite saranno trasferite in altre nell'ambito della stessa Asl per sopperire al blocco del turn-over, confermato anche per tutto il 2011. Contrariamente a quanto annunciato circa un imminente sbloco delle assunzioni da parte dei tecnici del ministero dell'Economia e della Salute, il decreto 114 prevede «di confermare per l'anno 2011 il blocco del turn-over del personale dipendente delle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale» e di «confermare il divieto per le Aziende e gli Enti del Ssr di procedere a nuove assunzioni di personale salva la possibilità di autorizzare in deroga al suddetto divito nella misura pari al 10% del personale cessato dal servizio nel corso del 2010». Deroghe che saranno esclusimante «concesse per decreto del commissario ad acta». Intanto, la sanità regionale continua a registrare disservizi. Uno su tutti: la risonanza magnetica. «Al nostro sindacato risulta che oltre 1.231.866 cittadini di Roma e provincia non abbiamo la possibilità di effettuare una risonanza magnetica nella propria Asl di appartenenza», denuncia il segretario generale provinciale Uil-Fpl claudio Tulli. «Nelle Asl RmA, RmG e RmF abbiamo la certezza che non si possono prenotare esami di risonanza magnetica per mancanza di macchinari, eppure stiamo parlando di aziende sanitarie locali che coprono un ampio territorio con migliaia di cittadini. L'unico esame prenotabile nella Asl RmG è a Capena e limitato al ginocchio, visto che il macchinario in possesso permette solo di effettuare quel tratto di corpo. A cosa servono gli slogan "mi state a cuore" della Polverini quando a un quarto dei cittadini della Regione è esclusa ogni possibilità di effettuare esami diagnostici?». E al Policlinico di Tor Vergata la situazione non è migliore: sale operatorie «al collasso per sovraccarico di domanda», pazienti «in attesa di ricovero che occupano per molti giorni i posti letto del Pronto soccorso», cinque sale operatorie «nuove che restano chiuse per carenza di personale». La denuncia proviene dai consiglieri regionali Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, ieri in visita al Policlinico. Dan. Dim.

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