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Gli avvocati di Iacono «Così finisce un incubo»

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«RobertoIacono con il delitto della contessa Filo della Torre non c'entra nulla. Da sempre sosteniamo la sua innocenza». Sono gli avvocati dell'indagato, i penalisti Alessandro Cassiani e Irma Conti, a parlare dopo il fermo del filippino Manuel Winston. Per loro quindi sarebbe stata così dimostrata l'estraneità di Iacono nell'omicidio della donna ammazzata vent'anni fa nella sua villa all'Olgiata. «Dopo tanti anni questa è una prima vittoria – spiegano i legali - dopo due decenni la scienza ha fatto passi da giganti ed è riuscita a dimostrare che Iacono non è colpevole di omicidio». L'indagato, all'epoca dei fatti, venne indicato come l'unico e vero responsabile del delitto. «Venne eseguita una prima analisi su alcune macchie - continuano gli avvocati - e venne fuori che si trattava di sostanza vegetale, probabilmente pomodoro». Adesso, in seguito alla decisione della procura di Roma di fermare il filippino, la difesa di Iacono si aspetta che la posizione del suo cliente venga definitivamente archiviata. «Tre anni fa vennero fatte altre analisi, dalle quali non emersero elementi contro nessuno dei due indagati - proseguono i legali - poi il giudice per le indagini preliminari decise di rimandare gli atti al pubblico ministero. E adesso siamo arrivati al fermo di Manuel Winston». Roberto Iacono da anni vive da solo insieme con la madre (ha perso il papà alcuni anni fa) e non lavora. «Mi dispiace molto per Iacono - dicono i penalisti - dal giorno del delitto sono cominciati i suoi problemi di salute e di lavoro. Per molto tempo non poteva neanche entrare in un bar a prendere un caffé perché era considerato il responsabile della morte della contessa. La sua vita è stata distrutta». Per quanto riguarda la prima inchiesta, l'avvocato Alessandro Cassiani non esita a sottolineare il buon lavoro che svolse il pubblico ministero Cesare Martellino. «Il magistrato ebbe il grande merito di non chiedere l'arresto per Roberto Iacono». Un mese fa l'indagato si presentò spontaneamente dai carabinieri del Ris, dove i militari gli hanno fatto un tampone per prelevare il suo dna. Dalle analisi sarebbe risultato che le sue tracce biologiche non si trovavano sui reperti sequestrati all'epoca dell'omicidio: uno zoccolo, il Rolex della contessa, un lenzuolo sporco di sangue, un fazzoletto di carta con del muco e camicia da notte. Su questi oggetti sarebbe stato invece trovato il dna del filippino Manuel Winston, che ieri sera è stato prima portato negli uffici dei carabinieri in via In Selci, poi nel carcere di Regina Coeli. Entro 72 ore il giudice per le indagini preliminari dovrà interrogarlo e decidere se convalivare o meno il fermo. Au.Par.

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