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«Solo strumentalizzazioni»

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Prestoper dire se stia per scoccare l'ora delle responsabilità. A guardare bene la giornata di ieri sembra ancora ben lontana. Il muro dei sindaci della Provincia di Roma nell'accoglienza di campi nomadi è un film già visto. A prescindere dal colore politico. Per questo più passa il tempo e più la sfida lanciata dal sindaco Alemanno e dal prefetto Pecoraro sembra impossibile. Proprio il primo cittadino capitolino ha centrato la questione, che resta come sempre squisitamente politica: «Sarà il prefetto a dirimere la questione, ma credo che quando c'è un centro d'accoglienza non si può dire sì ai rifugiati e no ai nomadi. Il Cara è un centro di accoglienza ben inserito nel territorio e fortemente controllato. Non vedo motivi di inquietudine che non siano puramente strumentali». In effetti si stenta a capire la protesta. Così come le grida al fallimento della politica sui nomadi del sindaco Alemanno da parte di quel centrosinistra caduto proprio per lo stesso fallimento. In pochi forse ricordano cosa accadde quando Veltroni e l'allora assessore alla Sicurezza Touadi cercarono con il prefetto Serra di delocalizzare i campi nomandi, ribattenzandoli nel nome più «romantico» di villaggi della solidarietà. Stesse proteste, stesso muro da parte dei sindaci della Provincia che riuscì a bloccare l'intero progetto. Prova, questa, che si va oltre lo schieramento politico. Non basta, e non conta, essere di centrodestra o di centrosinistra. Il risultato su certe tematiche sembra essere, purtroppo, sempre lo stesso. Alla fine nessuno si assume la responsabilità di fornire assistenza non solo a nomadi o rifugiati che siano, ma anche a una città che rischia di esplodere. La discriminazione che non ha colore politico colpisce così proprio tutti. Romani inclusi. Sus. Nov.

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