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Dei Comici

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«Ilmondo e l'umanità che Chagall ha trasfigurato nella sua arte suprema è autenticamente esistito. Fu un mondo vero pulsante, fatto di esseri umani troppo umani e per questo inadatti a un pianeta posseduto dai demoni della violenza, del razzismo, del delirio nazionalista» è uno dei punti di partenza della nuova riflessione scenica dell'artista. «La spiritualità di quella gente della diaspora ebraica che vestiva in bianco e nero era davvero coloratissima, lo era con i colori del fervore estatico eppure quotidiano», chiarisce ancora Moni Ovadia. «Il linguaggio più autentico con cui si espressero quegli ebrei fu quello del khassidismo germinato sul crinale di un crocevia dove il pensiero spirituale più estremo e abissale si coniuga con la semplicità profonda di una pietas irrinunciabile per la più insignificante delle manifestazioni dell'esistente. Il khassidismo è la celebrazione della fragilità umana e della sua bellezza, in cui si riconosce la maestà ineffabile del divino che non si vede, il cui nome è impronunciabile, senza tuttavia impedire relazioni di familiarità e persino di prossimità irriverente e senza che questa contraddizione trascorra mai nella blasfemia». Moni Ovadia accompagna lo spettatore verso un mondo straordinario che è stato estirpato dal nostro paesaggio umano dalla brutalità dell'odio, ma che ci parla e ci ammaestra anche dalla sua assenza, attraverso un'energia che pulsa in chi la sa ascoltare e accogliere perché sente di poter costruire in sé, per sé e per l'altro, un essere umano migliore, più degno e più consapevole del proprio statuto spirituale. L'attore recupera la sua primaria finalità comunicativa e artistica: la valorizzazione della cultura yiddish, che ha contribuito attivamente a far conoscere in Italia e in Europa. T. D. M.

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