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Ma sui banchi addio regole Etichette senza indicazioni

Mercato rionale a Roma

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Frutta, verdura, carne, pesce. Cinquanta banchi, soltanto otto in regola con la legge sull'etichettatura. Si gira nei mercati rionali senza sapere, quasi mai, da dove vengono i prodotti, a quale varietà appartengono e la categoria. Le etichette apposte ai generi alimentari venduti nei mercati indicano sempre, quasi esclusivamente, il prezzo, assai di rado la qualità, ancora meno la provenienza. Invece dovrebbero raccontare molto di più di quel determinato prodotto che finisce sulle nostre tavole, perché una legge risalente al 2003 prevede l'obbligo di scrivere sul cartellino esposto non solo il prezzo, ma anche la varietà, ad esempio mele Golden, la categoria (se extra o 1,2,3) e la provenienza. Obbligatoria è pure l'indicazione dello Stato (esempio Italia) e facoltativa quella di una regione o zona (esempio Sicilia o Cilento). Chi non adempie a questo obbligo è soggetto ad una sanzione amministrativa che va da 350 a 15.500 euro. Eppure, in barba alla legge che ha lo scopo di tutelare il consumatore, e alle multe, peraltro assai rare vista la carenza dei controlli, si contano davvero sulle dita di una mano, nei mercati, i cartellini a norma. Abbiamo fatto una mini indagine prendendo a campione quattro importanti mercati rionali: Testaccio, Irnerio, Cola di Rienzo e Montagnola, visitando oltre 50 banchi tra quelli di frutta e verdura e di carne e pesce. Il risultato è di soli otto banchi con i cartellini prestampati che riportano tutte le diciture corrette. Per gli altri, 20 indicavano soltanto il prezzo, 13 prezzo e varietà, 8 prezzo e provenienza, i restanti prezzo e categoria. Come si vede il prezzo sui prodotti non manca praticamente mai, ma se vogliamo sapere da dove viene quella mela che stiamo per acquistare o quella sogliola appoggiata sul banco, dobbiamo necessariamente chiederlo a voce all'operatore commerciale, e fidarci della risposta. I cartellini, poi, sono per lo più pezzi di cartone sui quali si scrive con un pennarello, davvero una rarità i prestampati chiari e leggibili, che abbiamo trovato soprattutto tra i banchi di pesce e tra quelli di carne. Proprio per questi prodotti, infatti, c'è un po' più di attenzione da parte degli operatori dei mercati, anche se la maggior parte espone prezzo e Stato, quasi mai, invece, è dato sapere il tipo di allevamento. La situazione più critica l'abbiamo trovata nel mercato Montagnola dove vige una sorta di deregulation totale, più attenzione, invece, a Cola di Rienzo e Irnerio mentre a Testaccio la quasi totalità dei banchi ortofrutticoli è priva di un'etichettatura completa. Ma c'è un altro particolare da sottolineare. Non sempre, anche là dove le informazioni sono corrette ed esaustive, risultano ben leggibili al consumatore. E quando chiedi ad un operatore dietro al banco per quale motivo non è in regola i più si trincerano dietro ad un «no comment», qualcuno fa finta di non capire la domanda, qualcun altro risponde a male parole e ci invita ad andare via.

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