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Guercino superstar

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diGABRIELE SIMONGINI La grande pittura del seicento non è solo Caravaggio. Finalmente si scopre a livello di pubblico e di mercato quanto sia rilevante la «Scuola Emiliana», vera fonte di rinnovamento ad inizio secolo per uscir fuori dalle secche del manierismo. E parliamo di nomi straordinari come Annibale Carracci, alla sua epoca molto più ammirato dello stesso Caravaggio, e poi Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Domenichino, fino a Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino per il suo forte strabismo. «A partire dalle celebrazioni del 2009 – ci dice Maria Cristina Paoluzzi, direttrice della sede romana della casa d'aste Dorotheum – per il quarto centenario della morte di Annibale Carracci, si è verificato un boom della pittura emiliana. L'attenzione di questi pittori per il paesaggio, oltre che per soggetti profani, ha attratto il mercato. Ed una delle superstar è proprio il Guercino, basta pensare che il suo «King David» è stato aggiudicato l'anno scorso in asta a Londra ad oltre sei milioni di euro. Senza dimenticare che Dorotheum ha aggiudicato ad 1,4 milioni di euro una Lucrezia di Guido Cagnacci partita da una stima di 80.000». Così in questi giorni, sull'onda lunga della riscoperta, il Guercino sembra monopolizzare l'attenzione della nostra città, dove tra l'altro ha lasciato uno dei suoi massimi capolavori, l'affresco con l'Aurora per il Casino Boncompagni Ludovisi. Nel Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo, viene infatti esposto fino al 12 giugno un suo capolavoro pressoché inedito o comunque poco noto, «Marte Furibondo Ritenuto da un Amorino», nella mostra curata da Federica Gasparrini e Maurizio Marini. È un grande quadro disperso nei meandri del collezionismo internazionale ed ora di proprietà del Dyonisos art fund, che viene offerto all'ammirazione pubblica non senza un'astuta operazione di marketing. Un Marte pronto alla guerra e con la spada sguainata viene trattenuto per un braccio da un amorino salito in sella ad un cannone, sullo sfondo di un cielo offuscato dai fumi delle polveri esplose e con una fortezza che ricorda proprio Castel Sant'Angelo. Secondo Maurizio Marini, Marte, dal corpo possente, si muove dinamicamente verso un'invisibile Venere prendendo spunto proprio dall'iniziativa dell'Amorino che a sua volta s'ingegna anche a distruggere il cannone, strumento di guerra e di morte che si vuole bandire. Contemporaneamente, il trionfo della pittura emiliana del seicento è ribadito dai capolavori ritrovati che da oggi al 25 marzo sono esposti nella sede di Palazzo Colonna della casa d'aste Dorotheum, in attesa di essere messi in vendita nell'asta di Vienna del 13 aprile. Ecco ancora il Guercino, con «L'Amore virtuoso» (stima 400/500.000 euro) e «Davide e Golia» (150/200.000 euro), affiancato da «Angelica che cura Medoro» (200/300.000 euro) di Giovanni Lanfranco, dallo strepitoso «Studio di uomo con barba» di Annibale Carracci, connotato da una forte carica naturalistica, e dalla «Lucrezia» (80/120.000 euro) di Guido Cagnacci. Senza dimenticare un inedito «Ritratto» di Ludovico Carracci. Si attendono nuovi record anche perché, dice ancora la Paoluzzi, «la pittura del seicento sta vivendo oggi la sua epoca d'oro ma ha un futuro ancora più radioso davanti a sé».

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