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La serrata sullo stipendio spacca i Municipi

Roma, il XIII Municipio

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Non è una questione di partito. Piuttosto di «visione» delle cose. E chissà se la riunione di ieri dei consiglieri municipali del Pdl con il capogruppo capitolino Gramazio e il vice sindaco Cutrufo sia riuscita a placare gli animi sul tetto imposto dal Milleproroghe al rimborso ai datori di lavoro per un massimo di un quarto dello stipendio del presidente. Una regola affatto gradita ai consiglieri che non avranno così rimborsato lo stipendio del lavoro dipendente per intero. Questo significa che dovranno tornare in ufficio più spesso. Un salasso insomma per i municipali ai quali è riconosciuto un gettone già esiguo, che si può quantificare in circa 700 euro al mese. Dalla Regione arriva la solidarietà del consigliere della Lista Polverini, Andrea Bernaudo. «Capisco l'agitazione dei consiglieri ai quali esprimo totale solidarietà. In sintesi - dice Bernaudo - si pretende che gli eletti lavorino sul territorio scalzi e a digiuno.   Il trattamento dei consiglieri municipali, poi, è basato solo su rimborsi in base alle presenze in commissione e in consiglio e sono certo che il Governo troverà una soluzione». Si lavora infatti a un nuovo decreto. Non tutti però sono d'accordo. Alcuni consiglieri infatti non condividono la protesta dei colleghi. In modo trasversale. Così, ad esempio nel III Municipio, il consigliere Pdl Giovanni Provenzano (nel parlamentino dal 1993) ricorda non solo i tempi in cui non era previsto alcun rimborso ma mette l'accento sul fatto che «da libero professionista per assentarmi dal mio studio non venivo rimborsato da nessuno mentre al lavoratore dipendente spetta il rimborso dell'intero stipendio per le ore passate in municipio».   Va giù pesante il consigliere dell'IdV, sempre del III, Vittorio Giunta. «Occorrerebbe prima capire a cosa serve il Municipio. Nel 2010 abbiamo fatto 136 consigli per produrre 18 delibere, per un costo complessivo tra consigli e commissioni di 750 mila euro l'anno - dice Giunta - come possono fare una serrata? Fin quando non si farà un decentramento vero e dunque anche con bilanci autonomi dei Municipi, questi organi servono a poco. Mettere un tetto al rimborso al datore di lavoro mi sembra il minimo davanti a un meccanismo contorto che convoca ogni giorno una commissione anche quando non ce n'è affatto bisogno. Fare una serrata sarebbe quindi una doppia beffa per gli elettori». Il dibattito è appena cominciato.  

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