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Tre studenti salvano un suicida

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Tre gran bravi ragazzi, amici da una vita, studiosi con profitto all'università e, dall'altra notte, anche un po' eroi. Da quando sulla loro strada hanno incrociato la piccola utilitaria con lo scarico del gas collegato a un tubo che finiva dentro il finestrino serrato. E l'uomo che c'era dentro, disteso sul sedile reclinato, era già svenuto. Senza i suoi angeli custodi che l'hanno tirato fuori sarebbe morto senz'altro. Ieri mattina il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha ricevuto due dei tre amici: Luca Manni, che domani compie 22 anni ed è già laureato in ingegneria energetica e Francesco Sereni, 21 anni, studente di psicologia come Stefano Migliori che, sarà un caso, ma sta seguendo un corso per la prevenzione del suicidio alla Sapienza. Ma s'è perso la stretta di mano a sopresa e i complimenti del questore perché Stefano ieri era fuori città. «Siete dei grandi! - ha esclamato il questore Francesco Tagliente quando ha visto i tre ragazzi - Ci tengo a far conoscere persone che hanno questa sensibilità, perché sono degli esempi positivi, anche perché Roma è una città dove registro centinaia di persone che chiamano il 113 per segnalare situazioni di disagio, di pericolo, che possono riguardare non solo se stessi ma anche gli altri, come in questo caso. Ecco perché è necessario esaltare questi esempi - conclude - anche per mettere in evidenza come la Capitale abbia delle risorse straordinarie». Venerdì sera i tre amici si incontrano per bere una birra in auto portata da casa da Francesco perché fuori piove. Restano in via al Quarto Miglio, dove abitano. Stefano e Francesco sono stati compagni di banco dalle elementari al liceo. «Io li ho conosciuti nella parrocchia di San Tarcisio, dove facciamo volontariato con don Damiano» spiega Luca. Restano in auto a chiacchierare. Passata da poco la mezzanotte decidono di tornare a casa. «Siamo scesi tutti ma quando siamo stati sotto casa mia - spiega Luca - c'è venuta voglia di mangiare il kebab e allora siamo tornati all'auto per andare in rosticceria». Una fortuna per l'aspirante suicida. «Tornando indietro abbiamo notato l'auto con il motore acceso e il tubo di scappamento che finiva dentro il finestrino - continua -. Dentro non si vedeva niente ma da una manata sul finestrino abbiamo capito che c'era qualcosa di strano. Abbiamo deciso di chiamare sia i carabinieri che la polizia. Mentre chiamavo il 113 Francesco faceva il 112. Ma il suo telefono era scarico e si è spento prima. La polizia ci ha risposto e ci ha anche detto cosa fare perché eravamo spaventati. Abbiamo aperto le portiere e il portellone, e intano sono arrivate le volanti e il 118. Appena l'uomo è rinvenuto ci ha ringraziato». Per Luca questa salvezza non è un caso. «La portiera della macchina non era stata bloccata dall'interno, a qualcuno potrebbe sembrare una dimenticanza - dice - ma magari era solo una richiesta di aiuto silenziosa». La macchina dei soccorsi ha funzionato. «La polizia è arrivata subito, la ragazza della centrale mi ha tenuto al telefono fino a quando la prima delle volanti non è arrivata, non ci siamo sentiti soli». E quel che resta è più importante del poter raccontare una storia singolare. «Ci resterà soprattutto un briciolo di speranza che il domani non sarà poi così nero, in fondo il futuro non è il tempo che sopraggiunge. Il futuro - conclude Luca - è il tempo che si costruisce insieme».

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