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«La scuola delle mogli» di Molière è in musica

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Chiedendosiquanta tragedia si celi dietro il comico e disegnando, nel rigore vigoroso di un'interpretazione corale, una tessitura linguistica travolgente, in grado di restituire, attraverso il ritmo, nuova chiarezza alla «malattia del vivere» che muove l'uomo nella sua quotidiana tragicommedia. «Attraverso un processo di ri-creazione del testo – precisa il regista – seguendo anzitutto un intuito musicale e guidato nella traduzione da un gesto linguistico che deve poi farsi teatro, ho costruito una partitura che passando per il melodramma verdiano arriva alla canzone, all'hip hop, e ho trovato una misura espressiva in versi liberi, giocando con la lingua attraverso rime, assonanze e ritorni di suono, ma con una grande economia di sillabe; a volte screziandola con un francese maccheronico, eco della lingua artificiale dei comici italiani che dominavano i palcoscenici parigini del Seicento. L'utopia è ritrovare, almeno in piccola parte, la folgorante musica di Molière, che nell'originale francese deflagra e scintilla per mezzo del verso alessandrino e delle rime, vibrando con una corda quasi premozartiana, e trovare uno spazio nell'immaginario delle persone che condivideranno con noi questo viaggio, oggi». In scena lo stesso Valter Malosti come Arnolphe, alias Signore del Ceppo, Mariano Pirrello per Chrysalde e Alain, Valentina Virando in Georgette, una vecchia e le massime, Giulia Cotugno in veste di Agnès, Marco Imparato nei panni di Horace, Fausto Caroli nel ruolo di Enrique e Gianluca Gambino diviso fra Oronte e un notaio. I costumi sono di Federica Genovesi, le scene di Carmelo Giammello, le luci di Francesco Dell'Elba, le scelte musicali dello stesso Valter Malosti. T. D. M

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