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Tre giorni in barella in attesa del letto

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AntonioSbraga TIVOLI Un Pronto soccorso ridotto in barella, su cui i pazienti bisognosi di ricovero sono costretti a restare fino a 72 ore prima di trovare un posto letto nei vari reparti. Corsie che a loro volta sono già al limite del collasso, indebolite dalle carenze di un centinaio tra infermieri e tecnici di laboratorio e radiologia. Questo lo stato di salute dell'ospedale di Tivoli, l'unico Dipartimento di emergenza e accettazione di primo livello dell'Asl RmG, la più vasta del Lazio. Il San Giovanni evangelista è punto di riferimento degli altri ospedali di Palestrina, Colleferro, Monterotondo e Subiaco ma, «nonostante l'abnegazione del personale, non è proprio messo nelle condizioni di far fronte a questo compito», dice Fulvio, arrivato per una consulenza ortopedica dal Pronto soccorso di Subiaco (dove la sala gessi era chiusa, perché rimasta senza specialisti) e in attesa da ore nell'astanteria di Tivoli. Qui gli operatori devono far fronte anche al malumore dei pazienti: «È dura - scuote la testa un portantino - quando anche i codici bianchi e verdi devono aspettare fino a otto ore». Anche perché le principali strutture di supporto, come il Laboratorio analisi e la Radiologia, non ce la fanno a smaltire il crescente carico di lavoro a fronte di un organico sempre più ridotto. Al nosocomio tiburtino si effettuano circa due milioni di analisi all'anno, ma da mesi sono andati in pensione quattro tecnici mai rimpiazzati, che verranno seguiti prossimamente da altri due. I tecnici scarseggiano anche a Radiologia, dove il personale attuale «è sufficiente per coprire solo una parte delle prestazioni - dice Sandro Bernardini, segretario organizzativo della Uil Fpl di Roma e provincia - mentre per quelle in sala operatoria e negli ambulatori si ricorre puntualmente allo straordinario, col grosso rischio di incorrere in errori dovuti alla stanchezza». Stress non risparmiato neanche agli infermieri: per supplire alla sfilza di carenze (tra le più gravi se ne contano 10 a Pediatria, 9 a Nefrologia, 8 a Chirurgia, 6 a Ostetricia e 5 al Pronto soccorso) stanno esaurendo il tetto massimo delle ore di straordinario, «e ancora devono essere pagate - conclude Bernardini - perché ci sono carenze anche tra gli amministrativi addetti alla compilazione delle buste paga».

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