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Figli, fidanzate, sindacalisti Da Atac alla nuova Giunta

Gianni Alemanno

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«Abbiamo fiducia nell'operato della Magistratura che consentirà a tutti i dirigenti dell'Ama di dimostrare la loro estraneità a qualsiasi accusa. Noi procederemo con le nuove regole che stiamo per varare e che riguarderanno tutte le assunzioni di Roma Capitale e delle società a esse collegate». Commenta così il sindaco Alemanno l'ennesimo colpo di scena sulla parentopoli delle aziende capitoline che, fino a ieri, ha avuto importanti risvolti squisitamente politici. Il più eclatante l'azzeramento della giunta capitolina. Nonostante Alemanno stesse già riflettendo su come (e con chi) fare un cambio di passo nel governo della Capitale, lo scandalo di parentopoli ha accelerato un processo politico ancora tutto da verificare. La sentenza, in Campidoglio, è stata emessa il 14 gennaio, quando Alemanno ha «accompagnato» alla porta gli assessori coinvolti se non da un punto di vista legale, almeno da quello politico: Sergio Marchi e Fabio De Lillo. La brutta vicenda delle assunzioni facili, o meglio facilitate in Atac e Ama, è scoppiata i primi di dicembre.  Un «fenomeno» sottovalutato all'inizio dal sindaco Alemanno ma che, con il passare dei giorni e l'apertura di un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti, ha messo sotto i riflettori nazionali e internazionali la Capitale. Giorno dopo giorno l'elenco dei nomi coinvolti si allungava sempre di più: figli, mogli, fidanzate, ex colleghi di partito, di assessori, consiglieri regionali, comunali, provinciali e comunque sempre esponenti del centrodestra. E non solo. Proprio dalle pagine de «Il Tempo» si sono accesi i riflettori anche sui sindacati. Una parentopoli decennale e consolidata, senza la quale, probabilmente non ci sarebbe stata neanche la parentopoli politica. Il centrosinistra, da parte sua ha cavalcato (e ancora cavalca) la battaglia addirittura pubblicando dei manifesti con la scritta «4mila amici assunti. Alemanno vergogna». Ma il sindaco non ci sta e, dopo aver ordinato un'inchiesta interna ad Atac e incassato le dimissioni del suo caposcorta (i due figli sono stati assunti rispettivamente in Atac e in Ama), passa al contrattacco. Querela il Pd per i manifesti e comunica ufficialmente i numeri delle assunzioni, circa 2.500, la maggior parte delle quali riguarda autisti, meccanici e tecnici. I casi sospetti, secondo il Campidoglio sono in tutto 85. Contestualmente il sindaco annuncia che non solo chi risulterà assunto illegalmente «dovrà dimettersi» ma vara una riforma delle aziende capitoline senza precedenti, tra questi l'accesso all'interno delle aziende capitoline solo tramite concorso pubblico. Un attacco, quello ad Alemanno soprattutto politico e, più passavano i giorni, più il dubbio che fosse rivolto non tanto al sindaco di Roma quanto all'esponente di riferimento della Destra all'interno del Pdl dopo l'uscita di Fini, diventava certezza: un ruolo questo che ha messo Alemanno ancora di più sotto i riflettori. Tanto che dopo il 14 dicembre, giorno della fiducia al governo Berlusconi, la parentopoli capitolina si sgonfiò in due giorni. Non se ne è più parlato. Fino a ieri. Quando l'inchiesta sulle assunzioni in Ama ha compiuto il suo primo atto concreto con l'iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone. Ma questa non è più politica.

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