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I sindaci cominciano a tremare

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AnnaLaura Consalvi TIVOLI La secessione tocca quota 1.200 adesioni. È il bilancio della prima tornata di raccolta firme per chiedere la separazione di Tivoli Terme e Villalba da Tivoli e Guidonia e l'unione in un nuovo Comune. Nell'ultimo fine settimana ci sono stati tre punti di raccolta sparsi nel quartiere tiburtino: in piazza Bartolomeo della Queva, via del Barco e via dell'Aeronautica. Un successo inaspettato per i quattro comitati cittadini promotori dell'iniziativa: Tivoli Terme–Villalba di Guidonia, Sant'Agostina di Borgonovo, via del Barco e Per Bagni, che torneranno in piazza anche questo sabato. Stavolta l'appuntamento sarà a Villalba con due postazioni, una in piazza della Repubblica e in piazza dei Caduti sul Lavoro. Tre le petizioni sul tavolo. Oltre quella per la secessione ce ne sarà anche una per la messa in sicurezza del campo nomadi di Stacchini e una relativa allo stanziamento dei contributi regionali per le abitazioni colpite dal fenomeno della subsidenza nella zona dei Villini. Agli stand in piazza si aggiungono anche quelli nelle attività commerciali presenti nei due quartieri, dove è possibile firmare tutti i giorni. Una volta raccolte le firme necessarie, devono raggiungere ill 50% degli aventi diritto al voto (circa tremila per Tivoli Terme e seimila per Villalba) andranno consegnate in Regione. Ultima tappa il referendum consultivo tra i cittadini. Diverse le reazioni degli amministratori locali all'iniziativa. Per il vicesindaco di Tivoli, Franco Poggi, «è una proposta anacronistica. Oggi che si aboliscono le provincie e si riducono i comuni si pensa di crearne un altro. Non mi pare davvero una scelta oculata. In consiglio comunale Tivoli Terme è ben rappresentata. Le rimostranze per ciò che non va possono essere fatte ai consiglieri comunali eletti lì». Possibilista invece il primo cittadino di Guidonia Montecelio, Eligio Rubeis. «Se i cittadini di quei quartieri avranno i numeri per condurre in porto un referendum secessionista, gli amministratori non potranno che prenderne atto, rispettandone la scelta, per essere espressione di una volontà popolare che in questo caso andrebbe nella direzione di un addio ai comuni di appartenenza».

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