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Sfrattati dopo ventisei anni

L'Oasi Club di Ardea sequestrata dalla Finanza

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ARDEA L'ordinanza di sequestro ha lasciato tutti di ghiaccio. Entro dieci giorni, queste 43 famiglie - che contano anche anziani invalidi e neonati - dovranno lasciare la casa dove vivono chi da dieci, chi addirittura da trent'anni. Quando gli parli di lottizzazione abusiva, loro, i residenti dell'Oasi Club in via delle Robinie, a Tor San Lorenzo, gridano alla beffa: «Beffa perché questo complesso esiste dal 1985, perché è stato il Comune a concederci la residenza, perché paghiamo l'immondizia e abbiamo versato le somme richiesteci per la sanatoria. Ci incateneremo all'ingresso se necessario, siamo disposti a tutto, ma la nostra casa non la lasciamo». Tante storie, tutte ugualmente compromesse, quelle che si celano dietro una routinaria operazione della Guardia di finanza di Pomezia, che martedì scorso ha disposto, su ordine del tribunale di Velletri, il sequestro di 168 tra villini, appartamenti e bungalow, parliamo di oltre 35mila metri cubi per un valore complessivo di 35 milioni di euro. Le contestazioni vertono sul fatto che l'area, essendo a destinazione agricola, non potrebbe ospitare questo maxicomplesso residenziale, che dunque si ritiene a tutti gli effetti abusivo. Ai sigilli, com'è immaginabile, è seguita la disperazione dei residenti. Ieri mattina l'Oasi si è svegliata con le sirene di un'ambulanza: «Un uomo, in dialisi, appresa la notizia ha avuto un infarto - spiega Laura - Siamo quasi tutti romani, ma non ci possiamo permettere di vivere in città, e ora ci lasciano in mezzo ad una strada». Il rappresentante legale della società Oasi Club srl, con cui le famiglie hanno appunto trattato l'acquisto della casa, resta trincerato nel silenzio: «È tutto nelle mani degli avvocati», ma sono comunque i papà e le mamme ad alzare la voce. «Sono cassintegrato - continua Mauro - mia moglie Isabella è epilettica, ho una figlia di due anni, malata: dove andremo?», poi Bruno: «Vivo qui da venticinque anni, c'è anche un uomo agli arresti domiciliari, insomma qualcuno doveva pur sapere che qui le persone ci abitavano». Iara ricorda: «Sto ancora pagando il mutuo e non posso permettermi altre sistemazioni», e infine Paola, 42 anni: «Ho due figlie a carico, una di ventincinque anni e l'altra di due. Faccio le pulizie e riesco a malapena a sfamarle». A girare la clessidra è però il sindaco di Ardea, Carlo Eufemi: «Non possiamo materialmente farci carico di trovare un'altra sistemazione a queste famiglie». E sulla sanatoria taglia corto: «Mai rilasciata alcuna autorizzazione».

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