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Expo di Shanghai, Alemanno studia i conti di Orsi

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Gianni Alemanno rimette nelle mani della magistratura il compito di fare chiarezza sul consigliere comunale Pdl Francesco Maria Orsi, sotto inchiesta per riciclaggio, corruzione e cessione di sostanze stupefacenti. «Sono convinto - spiega il sindaco della Capitale - che Orsi avrà la possibilità di dimostrare l'estraneità ai fatti contestati, che sono comunque cose che non hanno nulla a che fare con l'amministrazione». Qualcuno, però, dovrà intanto rispondere a quelle aziende che avevano investito soldi per rappresentare Roma all'Expo di Shanghai. Orsi, in quanto delegato per la kermesse, aveva dispensato promesse di pagamento alle società impegnate nel progetto, dalla logistica alla creazione di un sito internet dedicato alla missione romana in Cina. Promesse per ora mai mantenute, perché il Commissario straordinario del governo per l'Expo 2010 non ha riconosciuto i pagamenti. Così ieri il sindaco decide di intervenire: «Chi ritiene di avere prestato dei servizi e di non essere stato pagato può rivolgersi al nostro Gabinetto che sta raccogliendo le fatturazioni e, sulla base di documentazioni certe, si sta pensando di pagare direttamente gli imprenditori». Alemanno sottolinea che «da parte dell'Ice sono stati già pagati 440 mila euro». Tuttavia «se qualcuno ha preso contatti con Orsi o con qualcun altro e non è stato remunerato faremo una verifica con l'avvocatura del Gabinetto e verrà pagato». La lista, in attesa di conoscere le cifre ufficiali, non è corta. Conta anche nomi illustri come quello del super-chef Heinz Beck. Intanto scoppia la polemica sull'associazione siAmo Roma di Orsi. Il consigliere usufruiva di due stanze in via Petroselli 45, regolarmente date in concessione dal gabinetto del sindaco, per le attività di delegato all'Expo. Sul sito internet www.siamoroma.francescomariaorsi.net alla sezione «contatti» (solo in questi giorni inaccessibile) la sede dell'associazione sarebbe proprio in via Petroselli. Ieri una nota del Comune smentisce l'uso dei locali da parte dell'associazione, ma i dubbi dell'opposizione restano: «Su internet - dice il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli - appaiono numerosi link come prova che l'indirizzo dell'associazione siAmo Roma è in via Petroselli 45». Il consigliere Pd, Athos De Luca, chiede la restituzione immediata dei locali. La maggioranza in Campidoglio si schiera a difesa di Orsi sottolineando, come fa Francesco De Micheli, che il Comune ha già chiarito la regolarità nell'assegnazione degli uffici al delegato per l'Expo. «La continua ricerca di scandali - dice il consigliere Pdl Maurizio Berruti - da parte del centrosinistra attraverso una campagna mediatica intollerabile si contro con l'evidenza dei fatti, che sconfessa le illazioni riguardanti il governo capitolino sui presunti canoni di affitto dei locali via Petroselli». In serata arriva anche la precisazione dello stesso Orsi: «Gli uffici di via Petroselli mi sono stati assegnati in quanto delegato dell'Expo, e sono stati scelti appositamente in quello stabile in quanto sede dell'Ufficio Relazioni Internazionali di Roma Capitale. Gli stessi uffici sono stati quindi utilizzati dal sottoscritto e dalla mia segreteria solo per motivi afferenti la mia attività di consigliere comunale e di delegato. Non esiste dunque alcun contratto di affitto relativo all'associazione di cui faccio parte». Sul fronte dell'inchiesta proseguono invece le indagini. La Finanza sta cercando le donne (otto in particolare) che hanno preso parte alle serate organizzate anche da Orsi in cui, secondo le testimonianze del suo ex socio Vincenzo Lamusta, giravano droga ed escort. Di sicuro si sa che il consigliere Pdl frequentava molto i locali Art Cafè e Sofia e due appartamenti in via Tevere e via Sardegna. Cosa succedeva è tutto ancora da appurare.

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