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Morto il fidanzato ustionato La madre: ora voglio la verità

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«Non so cosa sia successo in quel garage, ma mio figlio mai e poi avrebbe avrebbe rischiato tanto: qualcosa l'ha spinto a darsi fuoco». Un inciso al vetriolo quello che mamma Patrizia, nel giorno più triste, si lascia sfuggire, travolta dal dolore per la morte così assurda ed inspiegabile del suo Alessandro. Alessandro Pieraccini, il 23enne, barista romano, morto giovedì notte al Cardarelli di Napoli. Sabato scorso il ragazzo era stato trasportato al nosocomio napoletano col 95% del corpo ricoperto di ustioni dopo aver incendiato la sua auto nel tentativo di farsi perdonare il tradimento appena confessato. Alessandro e Cristel, la sua fidanzata, sua coetanea, discutevano quando lui, nel parcheggio di via Rodolfo Valentino a Montesacro, dove entrambi abitavano, ha iniziato a cospargere la sua Golf di benzina. Una prova d'amore che, purtroppo, per lui si è rivelata fatale. Non appena ha appiccato il fuoco, le fiamme l'hanno avvolto. E dopo una settimana di agonia, giovedì notte, il tragico epilogo. Ieri, appresa la notizia, in via Valentino, su quel pianerottolo che, da una vita, condividono i due ragazzi, lo sconcerto si mescolava alla rabbia. Alessandro e Cristel, anche perché vicini di casa, sono cresciuti insieme. Dal giorno dell'incidente, però, tra le due famiglie è sceso il gelo, complice anche il fatto che, allo smarrimento iniziale, sono seguiti i dubbi, della mamma di Alessandro in particolare, sull'esatta dinamica dell'incidente. «Aspetto l'autopsia poi andrò dai carabinieri - appare lucida e decisa mamma Patrizia - per chiedere che vengano fatte altre indagini. Il mio Alessandro non avrebbe mai fatto nulla del genere, qualcosa deve averlo indotto a spingersi tra le fiamme». Una vita famigliare travagliata quella della famiglia Pieraccini: «Sono vedova - continua Patrizia - ho altri tre figli, ma il rapporto con loro è complicato. Non incolpo Cristel, anche perché dalla scorsa settimana non l'ho più vista, ma voglio la verità. Magari una frase, o un'accusa possono aver spinto Alessandro a fare gesti sconsiderati». E poi c'è la famiglia di Cristel, ugualmente lacerata dal dolore: «Lei non parla, non mangia - racconta a fatica la sorella, insieme ad alcuni amici - Sono cresciuti insieme questi due ragazzi e, tutti lo sanno, Alessandro aveva una situazione familiare complicata, aveva già accennato al suicidio. Cristel non ha colpe».

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