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Lassù qualcuno mi ha salvato

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OstiaAnna racconta: non so come faccio a essere viva, è un miracolo

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Sì,in questo momento penso di sentirmi contenta». È distesa in un letto di ospedale, ricoperta di gesso e lividi. Eppure si sente «contenta». Contentissima, come probabilmente chiunque lo sarebbe dopo aver visto la morte in faccia, dopo aver creduto che tutto, con quell'incidente maledetto, sarebbe finito, insomma dopo aver scampato un epilogo che sembrava annunciato. E invece, ora che il peggio sembra essere passato, nel ripensare allo scontro, all'eliambulanza, alla disperata corsa in ospedale, Anna può tirare un sospiro di sollievo: «Non so dire come faccio ad essere ancora viva, non so se qualcuno da lassù mi ha aiutata. Ma certo è un miracolo, e sono contentissima». Le immagini del pauroso incidente in cui Anna Casciaro, 56enne di Ostia, è rimasta coinvolta, parlano da sole. Con l'impatto – avvenuto mercoledì mattina, sulla via Litoranea all'altezza del I cancello di Ostia – l'utilitaria condotta dalla donna si è letteralmente spaccata in due parti. Probabilmente una distrazione alla base dello scontro: complice anche la pioggia, incessante, Anna avrebbe perso il controllo del suo mezzo, travolgendo l'auto che viaggiava in direzione opposta, guidata da un 54enne di Ardea, per poi finire in testacoda. Quest'ultimo, anche grazie alla cintura di sicurezza, è rimasto ferito al volto, ma fin da subito le sue condizioni non sono apparse particolarmente gravi. Drammaticamente diverso, invece, il quadro per la donna. La parte inferiore e posteriore dell'auto sono state ritrovate dagli agenti, intervenuti sul posto insieme ai soccorsi, a venti metri di distanza l'una dall'altra; per il carro attrezzi si è rivelata un'impresa ricomporre i pezzi d'auto disseminati ovunque. Tutto, insomma, lasciava pensare che, da quell'ammasso di lamiere, nessuno sarebbe potuto uscirne vivo. Ebbene, l'epilogo ha fortunatamente sconfessato la certezza di veder morire quella donna, quella mattina, sola, sotto la pioggia incessante. Oggi è il giorno in cui tutti gridano al miracolo. Anna si trova ricoverata all'ospedale San Camillo di Roma. La diagnosi parla di arti inferiori e braccio destro fratturati e di trauma cranico. È ancora presto per stabilire se e quando sarà necessario ricorrere ad un'operazione chirurgica. Ma – come forse farebbe chiunque nelle sue condizioni – Anna, come conferma lei stessa, appare serena. Certamente scossa, sotto l'effetto di sedativi che ancora sfumano i contorni dell'incidente di cui è rimasta vittima, stordita dalla consapevolezza che – ora può dirlo – ce l'ha fatta, riposa senza obbligarsi a ricordare. Nella sua stanza, nel reparto di ortopedia chirurgica del San Camillo, la sensazione che sia viva per miracolo è palpabile: «Non ricordo nulla di quanto successo – racconta Anna, con un sorriso sulle labbra che coniuga incredulità e sollievo – ma non voglio ripensare a quei momenti. Voglio solo dormire, riposare, e pensare a quanto sono fortunata». «Se ho figli? No, non ho figli... Ma ho un marito, che è molto preoccupato. E poi – continua, con i riflessi rallentati dall'effetto dei sedativi – ho ancora i miei genitori. Che spavento hanno preso anche loro. Tutti sono venuti a trovarmi, e tutti dicono sia impossibile che sia ancora viva». Poi, gli occhi le si accendono, sembra riacquistare lucidità: Anna chiede di poter ringraziare chi l'ha salvata. «Devo tutto ai due automobilisti, dei quali non so il nome ma che mi piacerebbe conoscere, si sono fermati e mi hanno aiutata e confortata, a differenza di tanti altri. E ai vigili, un grazie anche a loro. Non so se siano loro i miei angeli, ma ho la certezza che, senza di loro, ora non sarei qua».

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