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Renata studia da leader e pensa alla lista nazionale

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Renata Polverini e Silvio Berlusconi

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Provocazione o casualità? Il cartellone che troneggia proprio davanti la sede della Regione Lazio sulla Cristoforo Colombo suscita più di una domanda ma fornisce anche qualche risposta. A vederlo così, di primo acchitto, può sembrare un manifesto di auguri di Natale. Un logo tondo dal quale emergono i colori rosso, bianco e un tricolore. Poi sotto la frase «Città Nuove», la scritta «Con te». Ed è proprio qui che si capisce che non si tratta di auguri natalizi ma di un primo simbolo squisitamente politico. «Con te» era infatti lo slogan della campagna elettorale di marzo della futura presidente del Lazio Renata Polverini. Stesso slogan e stesso fondo rosso. «È semplicemente un laboratorio di idee», spiega la Polverini «una fondazione che ovviamente non ho costituito io ma i miei sostenitori. Non sarà un trampolino di lancio per una nuova formazione politica nelle prossime elezioni amministrative». In pochi però ci credono. La fondazione «Città Nuove» infatti riserverà più di una sorpresa, anche fuori dai confini della Regione Lazio. E l'intuizione non arriva tanto dal plurale utilizzato nel nome «Città Nuove», quanto da un frenetico movimento nel capoluogo partenopeo, dove Salvatore Ronghi, segretario Ugl prima e segretario generale della Regione Lazio poi, è stato vice presidente del consiglio regionale della Campania. Dirigente nazionale del Mpa di Lombardo, Ronghi è particolarmente attivo a Napoli dove, sembrerebbe, si sia tenuta una riunione proprio con la Polverini, quando il 21 dicembre la governatrice ha fatto capolino a San Gregorio Armeno per prendere la statuetta che la raffigurava. In molti, a Napoli, sono convinti che nelle elezioni comunali che si terranno a marzo il nome «Città Nuove» figurerà nelle liste civiche collegate al candidato di centrodestra. Un fatto non secondario. L'idea che la Polverini creasse un proprio partito era nell'aria da mesi. Lei, a onor del vero, ha sempre smentito. Intanto però circa un mese fa è stata inaugurata la prima «sezione» della Lista Polverini nel XIII Municipio e in alcuni comuni del Lazio, come Ciampino, si sarebbero già raccolte le firme per la presentazione della lista. Così come la «voce» della creazione di una fondazione targata Polverini risale ad almeno due mesi fa ma l'annuncio è stato rinviato a causa della diatriba Berlusconi-Fini. Tra i «sostenitori» della governatrice il numero uno sarebbe proprio il presidente del Consiglio. Del resto il tandem Renata-Silvio si è mostrato vincente proprio laddove tutto sembrava perduto. La strada però è tutta in salita. Al Pdl, almeno a quello locale, infatti la nascita di un partito (o fondazione o lista civica che dir si voglia) non va affatto giù. Per due motivi. Il primo è squisitamente elettorale: il centrodestra rischia di spaccare ultriormente l'elettorato tra Pdl, La Destra, Fli e la lista Polverini. Uno «spacchettamento» che può indebolire l'intera coalizione nella prova di forza delle amministrative di marzo (nel Lazio si vota per il sindaco in decine di comuni). Il secondo motivo per il quale il Pdl sarebbe a dir poco «infuriato» è squisitamente politico. La Polverini infatti è già «sotto processo» perché troppo autonoma. «Fa come je pare», dicono. E il primo «ruggito» del partito c'è stato nella lunga notte del bilancio regionale, tra il 23 e il 24 dicembre, quando i consiglieri Pdl sono usciti più di una volta dall'aula provocando la sospensione dei lavori per ore. Forti del fatto che molti (se non tutti) degli eletti alla Pisana nella Lista Polverini sono gli «adottati» dai candidati di Roma e provincia del Pdl esclusi dalle elezioni, il partito era, tutto sommato, tranquillo. «La governatrice non ha consiglieri suoi in aula. Quelli della Lista Polverini sono pronti a uscire e aderire al Pdl se noi glielo chiediamo», si diceva appunto nei corridoi di partito. Ora, un risultato elettorale della lista Polverini nelle amministrative di marzo ribalterebbe completamente la situazione. Per la presidente del Lazio si tratterebbe della prova che non è, e non potrebbe essere, «ostaggio» dei partiti perché godrebbe di un elettorato personale che la renderebbe più forte e dunque ancora più autonoma. Uno spauracchio che, per diversi esponenti del Pdl, potrebbe presto trasformarsi in incubo. Le tensioni poi nei rapporti tra il sindaco Alemanno e la governatrice negli ultimi tempi non aiutano certo a rassenerare il clima, in un momento in cui, al contrario, servirebbe soprattutto coesione e compattezza. Chissà se il «laboratorio di idee» rappresentato dalla fondazione «Città Nuove» non serva almeno, o proprio, a questo.

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