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Fino a sabato Paolo Conte in concerto all'Auditorium Conciliazione.

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Quindicicanzoni, come quindici esplorazioni nella geografia musicale ed esistenziale che appartiene al cuore di Paolo Conte. Un disco di viaggi sentimentali fatti sulle strade della poesia che non conosce frenesia, ma si nutre solo del respiro della vita, col suo tempo, col suo ritmo che bisogna intercettare. Chi viaggerà con questo disco viaggia solo e nudo, vestito di allegria e dolore, una ventata di malinconia, nelle tasche le briciole di qualche inesauribile mistero, negli occhi la dolcezza dei visi perduti e trovati, nell'anima gli accoglienti segni delle emozioni abitate. «L'orchestina» il brano più divertente, prima singolo, poi disco. Di cui ne è parte fondamentale. Paolo Conte interpreta le storie della sua geografia sentimentale in più lingue: inglese, francese, spagnolo, napoletano, italiano, che suonano come una lingua sola, come un unico idioma che si fa lingua universale. S'incontrano persone e musiche nelle nuove canzoni del Maestro, storie cantabili incarnate di letteratura, cinema, pittura. Paolo Conte è entrato nell'età in cui ogni disco è più bello, ma non del precedente, piuttosto di quello che poteva essere, oltre ogni aspettativa, oltre i codici dei pensieri stagnanti, fluorescenti in questo tempo in cui gli stupidi non trovano riparo. Allora ogni disco del Maestro diventa come una benedizione laica, un buon viaggio in quello che la vita ci lascia e ci prende ovunque noi siamo e saremo, ma soprattutto laddove ci perderemo per conoscere e capire quello che non riusciamo a dire, quello che vogliamo solo cantare per sopportare meglio la baracca del nostro cuore. Un viatico tra terra e mare dove nemmeno il destino ci può aiutare. Nel suo lungo viaggiare artistico nei teatri di tutto il mondo Paolo Conte ha sempre cantato e parlato poco, una delle rare volte disse: «Si nasce soli, si muore soli, nell'intervallo è tutto un gran traffico». Ascoltando Nelson capirete perché.

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