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«Ma quei lavori li deve fare Anas»

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.Così i cittadini di via Volusia 83 e 81 definiscono la determinazione comunale che impone loro di mettere in sicurezza lo stabile a rischio crollo sul Gra. E, attraverso i loro legali Rina Izzo e Francesco Maria Graziano, hanno chiesto al tribunale amministrativo regionale di sospendere prima in via cautelare e poi di annullare il provvedimento. L'udienza del Tar dovrebbe essere fissata nei prossimi giorni. Il Campidoglio ha «diffidato» i ricorrenti «a mantenere lo stato di inagibilità» del fabbricato e «a provvedere ad eliminare ogni pericolo per l'incolumità delle persone attraverso adeguati interventi sul piano di fondazione, sulle strutture portanti e sul terreno di fondazione». Un «ordine» al quale i residenti, fatti sgomberare dalle loro abitazioni l'11 maggio di quest'anno, ritengono sia impossibile obbedire. Tali interventi, infatti, «non possono essere tecnicamente operati», si legge nel ricorso. Perché «il sottosuolo è interessato da una frattura che fende l'intera collina, ha l'estensione di circa 200 metri e passa proprio al di sotto dei fabbricati» e quindi «risulta non effettuabile un intervento "privato" limitato al piano di fondazione». Non solo. Tali opere «potrebbero» accelerare «il processo degenerativo di alterazione idrogeologica della massa di substrato». La determinazione del Comune è «manifestamente illogica e irrazionale, del tutto avulsa dalla realtà fattuale perché non tiene in conto alcuno le dinamiche geologiche che interessano i fabbricati ma soprattutto i terreni di fondazione da consolidare». A fare i lavori, casomai, dovrebbe essere il Campidoglio o l'Anas. E i ricorrenti sottolineano che sarebbe «invocabile un'ordinanza sindacale per ragioni di necessità e urgenza, che imponga all'amministrazione comunale stessa o alla committente società A.N.A.S. di mettere in sicurezza l'intero declivio onde evitare fenomeni di crollo, frana e smottamento sul Gra». In conclusione, i legali dei cittadini chiedono al Tar di sospendere in via cautelare il provvedimento. E, quindi, di annullarlo nel merito.

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