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Porto di Traiano nella lista nera

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FiumicinoDefinito tesoro inestimabile rischia di crollare come la Domus Aurea

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Conqueste parole ha definito l'antico Porto di Claudio e Traiano di Fiumicino, Andrew Wallace Hadrill, il direttore della British School, ente che da anni, insieme alla Sovrintendenza agli Scavi archeologici di Ostia Antica, sta studiando l'area lungo il Tevere, in cui nel 2009 è emerso il secondo Colosseo di Roma. Meraviglie dell'ingegneria romana ma isolate, poco valorizzate per mancanza di fondi e che oggi finiscono anche nella lista dei beni culturali a rischio crollo. I resti dei magazzini severiani e il portico placidiano che sorgono lungo la via Portuense sono, infatti, inclusi nella mappa dell'emergenza dei monumenti italiani e dei siti storici (stilata dopo il cedimento della casa dei gladiatori a Pompei e, ieri, del portale del 1450 a Gela), insieme alla Domus Aurea di Roma e alla necropoli etrusca di Cerveteri. Ma, nonostante il valore del Portus di Fiumicino e l'interesse internazionale dimostrato, non stupisce vederlo inserito in una lista del genere. Costruito a partire dalla fine del I secolo dopo Cristo per volere degli imperatori Claudio e Traiano, aveva l'obiettivo di creare un nuovo bacino portuale di servizio per Roma: sul Tevere poi si affaccia tutt'ora il bacino esagonale di oltre 700 metri di ampiezza che poteva ospitare 400 navigli. Un tesoro insomma, di cui pochissimi sono a conoscenza, raramente incluso nei tour capitolini. Un patrimonio che risulta diviso tra area pubblica, la parte più ampia della Sovrintendenza, e privata, di proprietà della famiglia Sforza Cesarini: entrambe poco visibili ai turisti, la prima con il contagocce, con visite guidate un paio di volte al mese, su appuntamento, sempre per carenza di fondi, la seconda accessibile grazie alle gite promosse due volte a settimana dai privati. «Interveniamo per conservare i resti sulla proprietà – assicura Ascanio Sforza Cesarini – ma comprendo le difficoltà dell'ente pubblico». Andrebbero trovate soluzioni coraggiose e moderne. «Si tratta di un allarme che non si può ignorare - sottolinea William De Vecchis, consigliere comunale a Fiumicino - Presenterò un ordine del giorno per sollecitare il sindaco a chiedere alla Soprintendenza immediate verifiche a Porto. Nel 2005 avevano realizzato un progetto che puntava sulla riqualificazione dei siti del territorio. Credo sia quanto mai urgente un incontro con la Provincia di Roma, che lo aveva finanziato, per lavorare insieme sul proseguimento dell'iniziativa». Intanto altri patrimoni del territorio continuano a raccogliere polvere: i cartelli stradali che indicavano la Necropoli, in via Monte Spinoncia, sono spariti da anni ma nessuno interviene. A pochi metri dal sepolcreto la Guardia di Finanza ha scoperto un gruppo di sarcofaghi, diventati prede dei tombaroli, e poi dimenticati. «Abbiamo voluto ben due riunioni del consiglio municipale - spiega Alessandro Paltoni, consigliere in XIII Municipio - proprio per denunciare la mancanza di manutenzione dei siti del territorio tra Ostia e Fiumicino, dopo l'accorpamento con la Soprintendenza di Roma. Abbiamo anche lavorato sul progetto di una fondazione mista, pubblico-privato, che potrebbe risolvere i problemi di messa in sicurezza e riqualificazione dei beni, ma nessuno ci ha ascoltato».

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