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Più di cento vigili non fermano il caos

Gli studenti manifestano

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Una città in tilt. Paralizzata. Con l'auto che non va avanti né indietro. Col clacson a urlare in cerca di una via di fuga da un traffico claustrofobico che trasforma l'ingorgo in un film horror. Chi ieri si è trovato in macchina tra 9 e le 14 ha subito il peggio dei cortei degli studenti. La mattinata del caos vede la sua genesi alle 8.30. È la giornata internazionale del diritto allo studio. Si raduna il popolo anti-Gelmini. Una parte in piazza della Repubblica. Un'altra all'università La Sapienza. Ci sono tutti: universitari, liceali, e giovanissimi delle scuole medie inferiori. Obiettivo: raggiungere piazza Navona.   Il percorso è tracciato. L'operazione-protesta si deve svolgere nel modo più semplice: partenza separata dei due gruppi, marcia, poi il corteo diviene unico e si arriva in piazza. Eppure, qualcosa non va secondo i piani. Le due sfilate si fondono, ma molti studenti vanno per la loro strada. Si staccano dal gruppone e formano tante mini-sfilate. Cinquanta ragazzi da una parte. Venti da un'altra. Altri venti da un'altra ancora. A farne le spese i romani che devono spostarsi in città. Le ore più «calde» sono tra le 9 e le 11 (anche se fino alle 14 i vigili saranno impegnatissimi). Viene chiusa piazza della Repubblica per far unire i due cortei. Il centro storico si blocca. Poi la lunga discesa per via Cavour fino a «toccare» via dei Fori Imperiali e raggiungere piazza Venezia. Quando gli striscioni in testa al serpentone si affacciano al Vittoriano, ecco un gruppetto di alunni con scudi di gommapiuma e fumogeni che si stacca e imbocca via del Corso. È la prima di tante deviazioni.   Gli indisciplinati se ne vanno a piazza Montecitorio per protestare contro Berlusconi, Gelmini e Tremonti sotto la Camera dei deputati. Il resto del gruppo prosegue verso via delle Botteghe oscure, Corso Vittorio Emanuele e, infine, arriva a piazza Navona. Ma lungo il percorso altre comitive con megafoni e cartelloni prendono altre direzioni. Non solo. Dalle scuole autogestite e occupate arrivano i rinforzi. Sono i disorganizzati che scendono in piazza. Dai licei Virgilio, Manara e Visconti si dirigono a Trastevere e occupano piazza Trilussa. Lo slogan è sempre lo stesso: «Noi la crisi non la paghiamo», con la variante «Noi il bunga bunga non lo paghiamo». Alcuni decidono di impadronirsi del traffico e si piazzano di fronte Ponte Sisto, prima in piedi, e poi sdraiandosi a terra improvvisando un flash mob, col traffico che subisce l'ennesima paralisi della giornata e gli automobilisti che vanno su tutte le furie. Da Monteverde e Trastevere al Lungotevere, da Prati a Nomentana, dal Circo Massimo a piazzale Flaminio è tutto bloccato. Tutti in fila. Per tentare di arginare i disagi vengono schierati per tutta la mattinata più di cento vigili urbani agli angoli delle arterie principali della Capitale. Gli uomini del I gruppo della Municipale lavorano senza sosta, fischietto in bocca e mano alzata, per cercare di gestire l'ingestibile. In campo, di rinforzo, scendono anche venti autopattuglie. L'ingorgo però è inevitabile. Bisogna aspettare il primo pomeriggio per vedere tornare la città al traffico «normale». L'incubo è alle spalle. In attesa di un nuovo corteo.

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