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Espugnato il fortino della droga

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Come una goccia cinese sulla roccia. Le forze dell'ordine hanno violato il tempio romano della droga con cadenza bisettimanale. Per mesi. Arresto dopo arresto, sequestro dopo sequestro di sostanze stupefacenti, hanno cercato di intaccare il supermarket all'aperto che ogni sera accoglieva clienti da tutta la città e che era stato paragonato a Scampia, il quartiere delle vele napoletano dove gli spacciatori dettano legge e le «vedette» li allertano tempestivamente dell'arrivo degli «sbirri», permettendogli di sfuggire puntualmente ai controlli. Ieri i carabinieri hanno inferto il colpo di grazia al traffico illecito. Nove in manette, 47 denunciati, 43 perquisizioni che hanno interessato San Basilio ma anche le province dell'Aquila, di Rieti, di Viterbo. San Basilio era ormai diventato terra franca per lo spaccio. Auto incolonnate in attesa di ritirare le dosi. Vedette sempre all'erta. Bombe carta da lanciare contro gli agenti o i militari dell'Arma che disturbavano l'attività. Ragazze che offrono sesso in cambio di qualche grammo di eroina. Nel quartiere sulla Tiburtina operavano dieci diverse «bande» di pusher. Le indagini erano partite un anno fa. Ma già nel 2008 c'erano stati i primi arresti. Da allora le manette sono scattate ai polsi di oltre cento persone. Tutto questo, però, non era stato sufficiente a stroncare il traffico di droga. Anche perché il sistema adottato dai malviventi era molto elaborato. Per scongiurare il sequestro di grossi quantitativi di stupefacente in caso di intervento delle forze dell'ordine, ricevuto telefonicamente l'ordine di acquisto, i «clienti» si recavano nel punto dove ritirare l'esatta dose. Gli scambi avvenivano negli androni dei palazzi, ma solo dopo il «nullaosta» delle vedette, pagate 50 euro per sei ore di lavoro. In una stradina senza via d'uscita avveniva il «drug & drive»: le auto venivano fatte incolonnare e controllate all'interno. L'operazione è stata battezzata «Maracanà», perché questo era uno dei nomignoli con cui i trafficanti avevano soprannominato i carabinieri, chiamati anche «tedeschi», «gendarmi» «bufera» o «tre de tutti». Ma tutto aveva un nome in codice. La droga era «caffe», «biglietto», «chiavi», «documenti» o «sigarette». Gli spacciatori si chiamavamo «Spartaco», «Fulmine», «Momo», «Pantero», «Principe» o «Gabibbo». Le loro telefonate sembravano conversazioni tra i personaggi di un film senza senso. Nel corso del blitz notturno, i carabinieri hanno sequestrato sei bombe carta artigianali, 14 mila euro in contanti, una balestra, una katana, un machete e diverse dosi di marijuana e cocaina. «I carabinieri, grazie a un'attività di intelligence sviluppata durante tutto il corso dell'ultimo anno, hanno inferto, a pochi giorni da un'analoga operazione della Questura, l'ennesimo colpo al mercato degli stupefacenti a San Basilio, per troppo tempo considerato zona franca per lo spaccio della droga», è stato il commento del delegato alla Sicurezza del Campidoglio Giorgio Ciardi.

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