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La violenza che nasce dal nulla

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Imotivi sono tanti. Tutti futili. Nessuno che possa giustificare le conseguenze, spesso tragiche, dello scontro. L'ospedale o il camposanto per chi ha la peggio. La prigione per chi pensa di essere uscito «vincitore» dal violento confronto. Basta poco e, se non finisce a cazzotti, ecco spuntare coltelli, cacciaviti, spranghe, bastoni, bottiglie rotte. Accade sempre più spesso in una città dove ormai la tensione non riesce a essere più canalizzata, ad esaurirsi con uno sfogo verbale. È successo alla stazione del metrò Anagnina. Si è ripetuto ieri in piazza Navona. L'elenco è lungo. Ma basta citare alcuni dei casi più eclatanti per rendersi conto che il pericolo è sempre in agguato. Andiamo a ritroso nel tempo. Il 10 aprile tre americani e un italiano, tutti fra i 20 e i 23 anni, vengono accoltellati durante una rissa tra loro in via Zabaglia, al Testaccio, una delle aree dove si svolge la cosiddetta «movida» romana. Intervengono i vigili del primo gruppo, che denunciano il quartetto. Venti giorni prima il teatro della scena si sposta a Campo de' Fiori, altra zona di movimento giovanile notturno. È solo l'ultima di una lunga serie di liti. Uno studente Usa diciannovenne viene accoltellato più volte al torace in piazza Trinità dei Pellegrini. Era in compagnia del fratello ventunenne, un «marine». I due raccontano alla polizia di essere stati avvicinati da sei-sette sudamericani che gli hanno offerto droga e ragazze. Al loro rifiuto, i due americani vengono aggrediti e derubati. Si lanciano all'inseguimento del gruppetto di delinquenti, ne raggiungono uno ma l'uomo estrae un coltello e ferisce il più giovane dei turisti. Ricoverato, verrà dimesso dopo una settimana. Ma certamente non dimenticherà la sua sfortunata «vacanza romana». Il 20 aprile del 2009 i Falchi della Mobile riescono a evitare il peggio, disinnescando una rissa in via del Corso. È sabato pomeriggio. La strada è piena di persone che fanno shopping. Un sedicenne e un diciassettenne, ambedue di «buona famiglia», vengono denunciati. Poco prima dell'arrivo della polizia, loro e altri stavano fronteggiandosi per stabilire chi fosse il più duro. Dopo averli bloccati, gli agenti scoprono che uno ha un coltello con una lama lunga ventuno centimetri. Nello stesso periodo, due persone sono uccise a coltellate alla Garbatella per un parcheggio e una muore all'Ostiense dopo una rissa nata per le parole pesanti rivolte alla cubista di una discoteca. Ancora un passo indietro e arriviamo al 5 aprile. Siamo di nuovo al Testaccio. Reagendo a quello che considerava uno «sgarro», un diciassettenne accoltella un diciannovenne, perforandogli la milza e spedendolo in ospedale in gravi condizioni. Pomo della discordia, una ragazza. A ricostruire la dinamica dell'episodio è Alessio, un amico del ferito: «La lite è scoppiata per una ragazza all'interno del locale e poi è proseguita in strada. Il mio amico era insieme a quattro persone, gli altri erano una quindicina e c'è scappata la coltellata. Il mio amico era entrato con la ragazza e forse qualcuno se l'è presa e ha iniziato a fare l'arrogante». L'aggressore, conosciuto con con il nomignolo già emblematico di «Er malavita» viene arrestato dagli agenti della Mobile, quattro suoi amici sono denunciati. Nessuno era sobrio. Qualcuno aveva alzato il gomito. Altri si erano drogati. Per finire, il 28 dicembre 2008 la violenza torna, dopo un periodo di calma, a Campo de' Fiori. È l'una del mattino. Tre giovani, uno di sedici anni e due di diciassette, riferiscono di essere stati aggrediti e malmenati da una ventina di coetanei che, dopo averli abbandonati a terra doloranti, si sono dati alla fuga. Soccorsi prima dai carabinieri in servizio a piazza Farnese e poi dai sanitari del 118, vengono ricoverati al Fatebenefratelli dell'Isola Tiberina. Uno ha una prognosi di 30 giorni, gli altri rispettivamente di quattro e sette. La serata destinata al divertimento che si è conclusa nella corsia di un ospedale. Mau. Gal.

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