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Il Partito democratico litiga per le briciole di Atac

Il Campidoglio, Roma

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Sono sull'orlo di una crisi di nervi. Il Pd di Roma che ancora stenta a ricompattarsi dopo le lacerazioni nazionali e locali, tanto che la gestione del Lazio è finita dritta dritta al commissariamento, vive ormai in uno stato di fibrillazione acuta. Un malessere ben noto nei Municipi dove, sia il centrosinistra in maggioranza o all'opposizione, portare a casa un voto anche su un ordine del giorno è diventata una sfida dall'esito affatto scontato. E in Campidoglio si tira avanti ma non senza scossoni. È di pochi giorni fa una lettera inviata al capogruppo del Pd, Umberto Marroni, dove si lamenta la mancanza di collegialità all'interno del gruppo e si mette nero su bianco la considerazione non secondaria secondo cui si ritiene «di non poter più condividere le modalità di guida del gruppo consigliare - si legge nella missiva - nonostante più di una volta ti sia stato chiesto di avviare una discussione all'interno del gruppo, al fine di condividere in maniera collegiale le tematiche da affrontare. E per questo ti invitiamo a convocare urgentemente il gruppo al fine di discutere quanto sopra». Poche parole, ma chiare. L'unico a commentare quella che di fatto può essere letta come una lettera di «sfiducia» è Antonio Stampete che mette al primo posto tra le priorità «il dialogo e la condivisione delle strategie da portare in Consiglio comunale.   Non è più possibile decidere cinque minuti prima dell'inizio dei lavori la linea da tenere in aula - sostiene Stampete - così come non è più possibile non confrontarsi prima sui temi importanti, come ad esempio l'introduzione del quoziente familiare per poi elaborare e presentare emendamenti condivisi». Il problema però non è questo. Secondo altri consiglieri infatti il gruppo si riunisce almeno una volta a settimana. Ma la questione non è su quante volte si riuniscono i consiglieri capitolini quanto sulle tre nomine in gioco. Quella sul componente del Cda Atac Mobilità, di Roma Metropolitane in quota opposizione e del nuovo vice capogruppo, nomina vacante dopo le dimissioni di Mario Mei che ha scelto di seguire il Consiglio regionale a tempo pieno. Briciole, verrebbe da dire, pensando soprattutto al potere del Pd a Roma fino a due anni fa. Ma da qualcosa si deve pur ricominciare.

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