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I nomadi preferiscono i tuguri all'assistenza

Un campo nomadi a Roma

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Ce li ritroveremo di fratta in fratta? Nessuno ha accettato l'assistenza del Comune. E una parte delle 29 persone sgomberate ieri a Fidene e al Prenestino, tra cui 10 bambini - il via di un'azione sistematica per disincentivare gli accampamenti illegali e cancellare i 200 già presenti - tornerà ad accamparsi illegalmente nei canneti, nelle grotte, sotto i ponti e nel verde a portata di mano. Lo dice l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma Sveva Belviso. «Stando alle indicazione della Questura - spiega Belviso - dopo gli sgomberi senza ricollocamento in un campo autorizzato una parte delle persone lasciano la città, l'altra si reinsedia». Succederà anche stavolta. Ma saranno sgomberati di nuovo. «A Roma non si può più vivere pensando di nascondersi in condizioni disumane» dice. E questo vale anche per le persone che hanno rifiutato la proposta degli operatori sociali e i mediatori della Sos, che hanno offerto ai nomadi la possibilità di essere accolti in una delle strutture comunali. «Non possiamo obbligare nessuno ad essere aiutati - spiega l'assessore -. Ma dovunque andranno a Roma saranno sgomberati». L'azione di dissuasione sarà continua, come annunciato la scorsa settimana nella riunione interforze in Prefettura, alla presenza del sindaco Gianni Alemanno. L'alternativa rifiutata ieri mattina era il centro di accoglienza da uno a quattro mesi, che ci costa 16 euro al giorno a persona. E dopo? «Molti romeni tornano a casa con i rientri assistiti» spiega Belviso. Ma chi resta deve andare via. I numeri del piano nomadi non possono lievitare. E le nuove presenze sono un richiamo, specie dalla Romania col tamtam di chi non teme i nostri inverni tiepidi e decanta le fratte romane come il bengodi. Anche per questo l'azione di dissuasione non cesserà. Ieri mattina però c'è stato un cambio di programma inaspettato negli sgomberi.   Il Questore ha fatto una ricognizione aerea e si è iniziato da Tor Sapienza. «La presenza dei giornalisti ha fatto capire che stavano arrivando le forze dell'ordine, e i nomadi si sono allontanati» ha spiegato il sindaco Gianni Alemanno che sottolinea «l'aspetto inquietante perché dimostra che c'è quasi una volontà di sottrarsi al confronto con le istituzioni, una paura che deve essere superata perché noi interveniamo con la Polizia e con le ruspe ma anche con i servizi sociali». Infine nuovi villaggi: anche se lindi fanno paura. Il consigliere comunale Pdl Pasquale De Luca, ha indirizzato un appello al sindaco affinché «venga fatta opera di ripensamento circa la locazione di un villaggio attrezzato per nomadi nel Municipio XVI».

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