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Gemma chiede 200 milioni

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Il Campidoglio, Roma

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Duecento milioni di euro. Ai quali aggiungere interessi e danni subiti. È il conto che Renzo Rubeo, presidente e ora liquidatore della Gemma spa ha presentato al sindaco Alemanno. Si apre così un altro capitolo dell'incredibile vicenda dell'ufficio condono e della riscossione tributi. Una cifra enorme, che può facilmente raggiungere i 300 milioni di euro, dovuta non solo ai pagamenti pregressi non corrisposti ma anche ai danni subiti dalla società che aveva come unico committente il Comune.   La decisione, improvvisa, di Alemanno di rescindere il contratto con la società che si occupava della parte "tecnica" delle pratiche di concessione edilizia delle sanatorie del 1985, 1994, 2003 sembra avere ancora conseguenze importanti a breve, medio e lungo termine. L'ufficio condono, infatti, dovrebbe riprendere a lavorare con il passaggio delle «consegne» a Risorse per Roma. Un vantaggio solo: le circa 30 mila pratiche concluse dai dipendenti di Gemma e lasciate nel cassetto, verranno «utilizzate» come obiettivo raggiunto dal nuovo assetto. Peccato però che l'ufficio condono si ritrovi ora completamente sprovvisto dei mezzi necessari. Infatti Gemma, una volta messa alla porta ha riportato a casa tutto il suo know how. Un «disagio» che si avvertirà presto anche per altri settori, come ad esempio tutto il capitolo del catasto. A medio termine, perché se i dipendenti della Spa guidata da Rubeo che si occupano della riscossione tributi entreranno nella nuova società «Aequa Roma Spa» a partire dal 30 settembre, nulla ancora è emerso per quanto riguarda i circa 300 che si occupavano dell'Ufficio condono. A lungo termine, invece, per quanto riguarda i mancati crediti e i danni che il Campidoglio sarà probabilmente chiamato a rispondere. Trecento milioni sono una cifra sulla quale anche la Corte di Conti dovrebbe, se non altro, puntare lo sguardo. A tutto questo, poi, una relazione dei vertici comunali dell'ufficio condono, stilata pochi giorni prima della rescissione del contratto, ammette che la «produzione lavorativa giornaliera svolta da Gemma ha raggiunto livelli di regime che confermano o sostanziano il possibile raggiungimento degli obiettivi previsti dal contratto». La rimodulazione voluta dall'assessore all'Urbanistica, Marco Corsini (che ricordiamo ha rimesso la delega al condono) stava funzionando. Per la magistratura (anche contabile) un altro mistero da svelare.

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