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segue dalla prima Le vittime sono Giorgio Balestrini, Simone Perilli e Gianmarco Baldassarri: 19 anni il primo e 18 gli altri due.

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Icorpi dei primi due sono stati trasportati all'ospedale di Frascati, il terzo al policlinico Tor Vergata. Le salme restano a disposizione della magistratura di Velletri che deciderà se eseguire le analisi tossicologiche per rintracciare droga e alcol nel sangue. Il pubblico ministero non ha, infatti, ancora dato il via libera all'autopsia. Venerdì i tre vanno al centro commerciale Roma Est, fanno una puntata in centro. Con loro c'è pure un quarto amico, Samuel, residente a Vermicino. Per un soffio un quinto della comitiva, Andrea, non si aggrega. Il padre, titolare dello snack bar Davila, dice che esce tutte le sere e per una volta può rinunciare. Gli ha salvato la vita. Giorgio, Simone, Gianmarco e Samuel sono nella piccola Chevrolet Kalos di colore grigio intestata alla madre del primo, Giulia. È lui, Giorgio, al volante. Ha preso la patente da una anno ma guida da pochi mesi. È quasi mezzanotte, Samuel deve tornare a casa. Imboccano la Tuscolana e accompagnano l'amico. Restano in tre. Decidono di girare ancora un po', forse arrivano a Frascati. Dopo l'una riprendono la strada del ritorno. All'altezza di via Vermicino la curva della morte: la vettura sbanda e si schianta contro un muro di cinta. Inutili i soccorsi di carabinieri, vigili del fuoco e sanitari. Giorgio e Simone muoiono sul colpo, Gianmarco sull'ambulanza del 118 durante il trasporto a Tor Vergata. In quel tratto il limite di velocità è di 60 chilometri orari: secondo i rilievi dei militari probabilmente la Chevrolet andava più forte. Il tachimetro dell'auto è stato ritrovato rotto: impossibile stabilire con certezza a quanto andasse veramente la vettura. Nonostante l'età, le storie di questi bravi ragazzi erano attraversate da sentimenti di forte amicizia ma anche da profondo dolore. Giorgio, figlio unico, era orfano di padre. Lavorava come portiere al civico 43 di via Davila dove prestava servizio il papà, deceduto un anno e mezzo fa. Anche Simone, residente al civico 37 della stessa strada, aveva perso il padre, oltre tre anni fa. Il nome del genitore tanto amato se l'era tatuato sulla schiena: la scritta Marco ai piedi di un angelo che impugna una spada. Frequenteva l'Istituto per Geometri «Carlo Levi» dov'era stato bocciato due volte. Si sarebbe iscritto a una scuola privata. Era appassionato di arti marziali e body building. Gianmarco viveva con la famiglia in via Appia Nuova e lavorava come parrucchiere nel locale del padre e del nonno, in via Davila 35. Lascia anche una sorella gemella, Yasmine. Ieri su Internet tam tam di messaggi. La comitiva dei tre: «Non dimenticheremo mai il sorriso di Gianmarco, l'allegria di Giorgio e Simone ma soprattutto la grande amicizia che li legava a tutto il gruppo». Il sindaco Alemanno si è offerto di organizzare i funerali: «Un piccolo gesto per far sentire la vicinanza della città alle famiglie e agli amici dei ragazzi». Anche la governatrice Polverini ha espresso «profondo cordoglio» alle famiglie: «Sulla sicurezza stradale non possiamo abbassare la guardia». Fabio Di Chio

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