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Fusione nucleare di casa a Frascati

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Nellavalle circondata dalle colline dei Castelli viene imbrigliata l'energia delle stelle. Un piccolo Sole che brilla a due passi da Roma, nei laboratori dell'Enea di Frascati. Un gruppo di scienziati ha riprodotto una scarica di neutroni a 200 milioni di gradi centigradi che nello spazio di un metro passa in un lampo allo zero assoluto. È la fusione nucleare (due nuclei di idrogeno si fondono formando un nucleo più pesante di elio) una fonte di energia inesauribile e pulita (è come accendere una stella sulla Terra) in cui sono riposte le speranze dell'umanità. È proprio, qui, a Frascati, nel laboratorio di neutroni dell'Enea (l'agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) che un gruppo di scienziati ha collaudato un prototipo del cuore di Iter, il reattore nucleare sperimentale più grande del mondo in costruzione a Cardarache, nel sud della Francia. Un nome che non è stato scelto a caso. Oltre ad essere l'acronimo di International Thermonuclear Experimental Reactor, iter in latino significa «cammino»: il percorso verso la conoscenza della fisica del plasma. «Un progetto a cui partecipano Unione europea, Giappone, Russia, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e India - spiega la ricercatrice Paola Batistoni - L'obiettivo è di poter disporre un giorno di un'energia che mandi in soffitta le attuali centrali nucleari a fissione e, allo stesso tempo, consenta all'uomo di emanciparsi dai combustibili inquinanti e in via di esaurimento». Un progetto delicatissimo, che l'Enea si è aggiudicata dopo una competizione con il Giappone. I ricercatori di Frascati hanno riprodotto in laboratorio (nella foto in alto a destra) la parte del reattore che si trova attorno alla camera di reazione in grado di produrre 500 megawatt di fusione. L'equipé di Frascati è formata dal fisico nucleare Paola Batistoni, il direttore dell'unità tecnica Aldo Pizzuto, la responsabile dei calcoli e giovanissima ricercatrice Rosaria Villari, il responsabile della parte sperimentale Maurizio Angelone e i tecnici Giuseppe Spatafora e Guglielmo Pagano. Brillanti menti (tutte italiane, loro non hanno scelto di emigrare all'estero) che hanno testato la tecnologia del futuro. L'obiettivo era capire quali caratteristiche dovesse avere il «mantello» per proteggere i magneti superconduttori del reattore irraggiati dalla scarica di neutroni. Gli scienziati di Frascati hanno lavorato per più di un anno e alla fine sono riusciti a confermare l'affidabilità delle tecnologie fin qui costruite e a mettere nero su bianco i complicatissimi calcoli che permetteranno a Iter di vivere. I risultati dell'esperimento, adesso, sono stati inviati agli scienziati che lavorano alla costruzione del reattore nucleare in Francia. Il cuore è in grado di battere, adesso Iter può camminare sulle sue gambe. «È stato un lavoro molto complesso, ma la soddisfazione è enorme - dice la dottoressa Paola Batistoni - una grande opportunità non solo per l'Enea ma per tutta l'industria italiana a cui si aprono prospettive enormi».

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