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Cosimo Bove Ha un volto e un nome l'uomo trovato cadavere martedì scorso nel Parco Palatucci, nel cuore di Nettuno.

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Aidentificarlo è stata ieri mattina la sorella, poco prima dell'autopsia effettuata agli Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno. A distanza di circa ventiquattr'ore dal rinvenimento dell'uomo, che aveva mani e piedi legati con una corda ed è stato sgozzato, gli inquirenti hanno iniziato a far luce su una vicenda che ancora lascia più di qualche dubbio, per il modus operandi e il luogo scelto per abbandonare il corpo. Nel frattempo, su disposizione sia della Procura di Velletri che si sta occupando del caso, si mantiene il masimo riserbo. Sul caso indagano gli uomini della Squadra mobile di Roma e del commissariato di Anzio e al momento non è esclusa alcuna ipotesi. Risaliti all'identità dell'uomo, gli investigatori dovranno adesso indagare sulla vita privata di Colaluca, per capire se alla base dell'omicidio possano esserci frequentazioni pericolose. L'uomo, residente in via Liguria, a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento del cadavere, non aveva precedenti penali e non era stato mai segnalato quale consumatore di stupefacenti. L'unico indizio legato alla sua vita privata, e che potrebbe in qualche modo indirizzare le indagini degli inquirenti, è la frequentazione del centro di igiene mentale della Asl Rm H, anche se nessun dettaglio trapela ancora da canali ufficiali. Colaluca non si era mai sposato. Aveva uno stile di vita piuttosto tranquillo e condivideva l'appartamento di Nettuno con il fratello, in vacanza in Sardegna al momento dell'omicidio. Nessuno, tra i vicini e i frequentatori della parrocchia a due passi da casa, lo conosceva. Per loro, era praticamente invisibile. Una serie di particolari e risvolti che stanno spostando di ora in ora il mirino delle indagini, per capire quale possa essere il movente di un omicidio tanto efferato. Tra le piste prese in considerazione, oltre quella passionale, quella di una vera e propria esecuzione, un regolamento di conti. All'esame pure l'ipotesi di una banale lite «da bar» sfociata in tragedia.

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