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Saldi e svendite, un pianto greco Meglio le griffe grazie ai turisti

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Isaldi estivi, durati sei settimane e arrivati ieri all'ultimo giorno, non soddisfano le associazioni di categoria che, seppur diffondendo dati diversi, dichiarano cali di vendite nell'ordine del 10-15%, con punte del 30%, secondo la Confesercenti, per i negozi non del centro. Non sono bastate percentuali di sconto intorno al 50-60% fin dalle prime settimane per invogliare le famiglie ad acquistare la merce in saldo. Nei negozi molti scaffali sono ancora pieni e in tanti commercianti hanno rimandato la chiusura per ferie proprio per cercare di vendere i capi di stagione estiva. Qualcuno ammette che in vacanza non ci andrà proprio e continuerà a proporre merce scontata fino a fine del mese nonostante lo stop ufficiale alle svendite. Il bilancio dei saldi appena conclusi è negativo. «In alcune zone della capitale si è sfiorato il -20% - fa sapere Roberto Polidori, presidente della Federabbigliamento-Confcommercio – per fortuna i grandi marchi hanno tenuto bene e per questi il calo è stato del 6%». Più drastico Valter Giammaria, presidente della Confesercenti provinciale: «Si era capito fin dalle prime settimane che l'andamento sarebbe stato negativo. Questi saldi confermano una situazione a dir poco difficile per il commercio». A soffrire di più sono stati i piccoli negozi di periferia, penalizzati dalla crisi, mentre quelli del centro hanno retto grazie anche ai turisti. E già si guarda al futuro, sperando in nuove regole sui saldi. Confcommercio e Confesercenti sono concordi: la data di inizio deve essere spostata verso la fine della stagione. Dunque, va rivista la legge regionale. «Soprattutto per i saldi invernali – osserva Polidori». Giammaria insiste, invece, sulla necessità di accorciare le svendite da 6 a 4 settimane. Ver.Dam.

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