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Al S. Eugenio attese infinite

L'ingresso del Sant'Eugenio

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Malati lasciati sulle barelle lungo i corridoi prima di essere visitati o ricoverati. Sette ore di attesa per i codici verdi: se va bene si è fuori anche in un paio d'ore. Si arriva anche a otto ore per i codici bianchi. Il tempo minimo d'attesa? Quattro ore. Per i codici gialli, che dovrebbero avere accesso nel giro di un quarto d'ora, si possono sfiorare i 120 minuti prima di essere visitati nel pomeriggio, la fascia oraria più critica. Questo è ciò che accade nel pronto soccorso del Sant'Eugenio, l'ospedale dell'Asl RmC di viale dell'Umanesimo. A denunciare la situazione critica del Dea è il sindacato Uil Fpl. «Sono circa 72 mila gli utenti di Roma sud che si rivolgono al nosocomio durante l'anno. L'affluenza diminuisce di un terzo durante l'estate. Ma comunque le carenze d'organico e strutturali si fanno sentire. Soprattutto nel weekend», spiega Antonio Zottola, segretario aziendale della Uil Fpl. Nel pronto soccorso gli infermieri in servizio 24 ore sono sette, mentre gli ausiliari tre. Per turno (mattino, pomeriggio e notte) dovrebbero essercene, invece, rispettivamente nove e cinque. La carenza di personale è pari a 12 unità. In questo periodo dell'anno sono molti gli anziani che si rivolgono al nosocomio per chiedere un intervento sanitario, soprattutto nel fine settimana. Numerosi anche gli extracomunitari. Spesso l'attesa supera le quattro ore in una saletta con quattro file di sedie senza aria condizionata e un'unica via d'accesso e d'uscita che dà sulla «camera calda», l'area dove transitano le ambulanze. «Il vero calvario è quando per il malato c'è bisogno del ricovero», spiega Paolo Domicini, segretario regionale della Uil Fpl. Le attese sono lunghe. I posti pochi. La possibilità di restare nell'ospedale è un soggiorno in osservazione breve che può durare al massimo 48 ore. Per il sindacato i problemi si fanno sentire in tutto l'ospedale. Il reparto di geriatria «è già a rischio chiusura, dopo neppure un anno dall'inaugurazione. Gli 8 infermieri che ci lavorano hanno un contratto in scadenza». Stesso discorso per il reparto di medicina: 5 persone stanno per essere mandate a casa. Nell'altro nosocomio dell'Asl RmC, il Cto, non è che le cose vadano meglio. Soprattutto per il personale. «Siamo rassegnati» affermano i dipendenti. Da almeno cinque anni si sentono ripetere che il nosocomio subirà un declassamento. Ma per il presidente della Regione, Renata Polverini, «non c'è da essere preoccupati per il futuro del Cto». Il Governatore del Lazio ha voluto ribadirlo durante l'inaugurazione dell'eliporto dieci giorni fa proprio all'interno del Centro traumatologico ospedaliero della Garbatella.

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