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Diciassette anni allo stupratore seriale

Bianchini all'epoca dell'arresto nel 2009

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Un abbraccio lungo con il suo avvocato e le lacrime di gioia. Accanto, un viso inespressivo e il silenzio prima di sparire nelle celle di sicurezza e tornare così in galera. È questa la scena al momento della lettura della sentenza contro Luca Bianchini, condannato a 17 anni di carcere per aver stuprato tre donne nei garage tra aprile e luglio 2009. Una pena ancor più pesante rispetto a quella che aveva chiesto il pm Antonella Nespola ai giudici della settima sezione del Tribunale, presieduti da Aldo Scivicco: 15 anni di reclusione. In aula ieri mattina era presente una delle vittime, che appena ha ascoltato il verdetto si è commossa e ha abbracciato a lungo il suo difensore. Secondo la Corte, è proprio l'ex coordinatore Pd del Torrino lo stupratore seriale dei garage alla Bufalotta e all'Ardeatino, anche se fin dal primo giorno si è sempre dichiarato innocente e di essere stato incastrato da qualcuno. A incastrarlo, invece, è stato l'esame del dna. L'uomo dovrà anche pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di 60 mila euro al Comune di Roma e 150 mila euro a ciascuna delle donne violentate. Bianchini, secondo gli inquirenti, aggrediva alle spalle le vittime, le chiudeva la bocca con il nastro adesivo, le minacciava, le legava con delle fascette da eletricista e poi ne abusava. «Una sentenza che riconosce la gravità della violenza sessuale quale delitto che annienta la persona, la sua integrità psicofisica - ha detto l'avvocato dell'associazione "Differenza donna", il penalista Teresa Manente - un delitto contro la persona che per gravità è inferiore all'omicidio».  

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