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A Croppi l'arte contemporanea, si sa, piace assai.

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Mail nuovo sovrintendente archeologico Proietti la pensa diversamente. E ha puntato i piedi contro l'ultima contaminazione antico-contemporaneo disinvoltamente proposta da Croppi. Ovvero, un'installazione dell'americano Aaron Young davanti al vetusto Teatro di Marcello. Si lamenta l'assessore che «la sovrintendenza archeologica dello Stato ci ha dato parere negativo perché secondo un articolo della legge 1089 del '39 è vietato posizionare "attrezzature" sul suolo di luoghi archeologici, considerando così un'opera contemporanea mera attrezzatura». Oibò, a Young tocca la stessa sorte capitata a inizio Novecento al sommo Brancusi (azzardato il paragone, ma la fattispecie è troppo simile). Alla dogana Usa la sua scultura «L'Uccello» transitò dietro pagamento di altissima tassa poiché venne ritenuta non opera d'arte ma prodotto industriale. Suvvia, sovrintendente, la Capitale è abituata a cotanti mix: Veltroni portò la «Spirale» di Merz al Foro Romano. Idem fece Alemanno un anno fa con il discutibile Deredia. Perché ora tanto rigore? Invece a Croppi verrebbe di dire: assessore, se ci tiene tanto, al contemporaneo, perché non fa ripulire il cubo rosso di Ceroli al Villaggio Olimpico o la Dea Roma di Mitoraj in piazza Monte Grappa? Perché nessun riflettore su quello che fa parte ormai della città?

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