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Pizzo davanti gli ospedali Ricatto ancora più odioso

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AlessioLiverziani Giubbotto di pelle, jeans e camicia. Egiziano. Si confonde tra la gente alla fermata dell'autobus di fronte l'ospedale San Camillo, sulla Circonvallazione Gianicolense. Poco distante il «compare» con cui si spartisce il viale, più «sportivo» e disinvolto, maglietta azzurra e pantalone marrone, aspetta direttamente gli automobilisti in mezzo alla strada. Su e giù come forsennati braccano chiunque abbia intenzione di parcheggiare lungo quel tratto per andare in visita al parente ricoverato o perché hanno un appuntamento col dottore. Il «ricatto» dei parcheggiatori abusivi diventa ancora più odioso quando si palesa alla luce del sole davanti un luogo di cura, dove le persone si recano per necessità e non certo per diletto. Al San Camillo è routine. Non appena un'automobile rallenta e mette la freccia, il parcheggiatore comincia a sbracciare come fosse un addetto dell'Alitalia sulla pista d'atterraggio. «Mi offri un caffè capo?». E il gioco è fatto. Un altro euro finisce nella tasca. E se il malcapitato di turno allunga un'obolo di pochi centesimi, l'abusivo storce la bocca. E magari, quando va via, gli riga la macchina. Intanto, sul marciapiede opposto, due vigili urbani con tanto di fischietto scacciano le auto in doppia fila e multano quelle in sosta vietata. Nessuno dei due sembra «vigilare» su quello che accade dall'altra parte della strada: «Noi ci proviamo a mandarli via - si giustificano allargando le braccia - ma tanto appena giriamo l'angolo ritornano». Molti sono i trucchi messi in atto dagli abusivi per evitare le sanzioni. Come si legge nel dossier stilato dal presidente della Commissione sicurezza urbana, Fabrizio Santori, un parcheggiatore che operava davanti al policlinico Casilino aveva persino in tasca «una pseudo autorizzazione scritta» con cui cercava di convincere gli agenti municipali «di essere stato autorizzato dalla direzione dell'ospedale». Un altro, a Tor Vergata, si era attrezzato con «un blocchetto di scontrini numerati progressivamente». L'assalto dei questuanti si ripete ogni giorno davanti a molti nosocomi romani. Al Gianicolo ormai il posteggiatore è di casa. Lungo la salita del Bambino Gesù, un uomo corpulento fasciato nel suo gilet d'ordinanza avvicina con decisione le mamme che portano i figli all'ospedale. Sa il fatto suo. «Due, tre euro a tuo buon cuore». E incassa. Difficile per le signore mettersi a protestare contro quell'energumeno mentre tengono il bimbo in braccio. Anche su viale Regina Margherita, davanti al Policlinico Umberto I, il guardiamacchine maghrebino punta su un'approccio fermo e deciso. Si affaccia direttamente al finestrino per chiedere un'«offerta» di tre euro. E al primo rifiuto comincia a sbraitare. Un vero e proprio racket del parcheggio che frutta migliaia di euro al giorno. Una tassa che grava sulle spalle dei malati e delle loro famiglie, costrette a spendere anche più di cento euro al mese.

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