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A rischio Cto e San Filippo Neri Addio agli ospedali di provincia

Sala operatoria

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Chiusura dei piccoli ospedali sotto i cento posti letto e riconversione per Cto Alesini e San Filippo Neri. Il piano di riordino della rete ospedaliera c'è ed è praticamente pronto. In realtà c'è sempre stato: è quello varato dall'ex governatore Marrazzo prima e dal commissario Guzzanti poi. Certo, si può rimodulare qualcosa, ma alla fine i nodi lunedì dovranno arrivare al pettine. Il governo chiede alla governatrice Renata Polverini un piano credibile per evitare l'aumento delle addizionali Irpef (0,5 per mille) e Irap (0,3 per mille) e sbloccare i 450 milioni di euro di fondi Fas necessari a ripianare il deficit sanitario (è di 1,6 miliardi, di cui 1,1 già coperto). Un piano «credibile» significa tagli per ridurre la spesa sanitaria. La sforbiciata riguarderebbe 2.800-3.000 posti letto, di cui 1.900 per acuti. Ma dove tagliare? «Sulla sanità sto già procedendo con una serie di incontri per portare al governo i decreti che ci consentano di evitare ulteriori penalizzazioni e poter quindi utilizzare i fondi Fas e non inasprire le tasse - dice la Polverini - La sanità costa troppo, quello che stiamo facendo va nella direzione della riduzione del debito». La governatrice va avanti in silenzio pur non risparmiando una frecciata ai privati: «La sanità privata è stata coinvolta da ormai più di un mese, abbiamo fatto numerose riunioni. Quando si vuole fare un accordo bisogna che entrambe le parti ci mettano qualcosa. Loro non intendono metterci nulla e io ho il dovere di andare avanti. Sapevano benissimo che bisognava intervenire su tutto il sistema». L'ipotesi su cui il subcommissario Morlacco e i tecnici della Polverini stanno lavorando è la riconversione di due grandi ospedali per «reperire» 700-800 posti letto. Si tratta del San Filippo Neri e del Cto Alesini, per il quale non si esclude l'accorpamento con il Sant'Eugenio in un'unica struttura sanitaria, lasciando impregiudicata l'alta specializzazione in ortopedia. Il San Filippo Neri, invece, verrebbe riconvertito, anche perché si trova in un'area, Trionfale, ad altissima densità di posti letto e «a meno di due chilometri c'è il Policlinico Gemelli», come fanno notare dalla Regione. Per quanto riguarda i piccoli ospedali ancora non è chiero quanti ne chiuderanno e verranno riconvertiti. Si parla di una decina, in modo da tagliare un migliaio di posti letto. Ma potrebbero anche essere di più. A essere riconvertiti in provincia di Roam saranno Zagarolo e Rocca Priora (nel Lazio Atina, Arpino, Ronciglione, Ferentino, Ceprano, Isola Liri, Ceccano, Montefiascone, Minturno e Cori). Altri (Acquapendente, Priverno, Gaeta) potrebbero diventare strutture diurne. Tagliati i posti letto per acuti a Zagarolo, Palombara, Villa Albani ad Anzio, Montefiascone, Ronciglione, Gaeta e Ceccano. Riconversione anche per il Centro paraplegici di Ostia e il Centro salute della donna, così come potrebbero diventare presidi con un'unica specialità e ricoveri diurni Marino, Pontecorvo, Subiaco, Magliano Sabina, Amatrice, Sezze e Tarquinia. Di nuovo, rispetto al piano Guzzanti, c'è ben poco. La filosofia di fondo è tagliare i posti letto riconvertendo le strutture in presidi territoriali di prossimità (come fatto col San Giacomo) o in strutture solo diurne (come il Nuovo Regina Margherita), aumentando l'offerta sul territorio e, al contempo, risparmiare. Ma il margine di manovra è poco: la resa dei conti - in tutti i sensi - sulla sanità è arrivata e i tecnici dei ministeri di Economia, Salute e Welfare pretendono tagli significativi e un piano credibile. La Polverini ci sta lavorando, sta cercando di capire come evitare l'aumento delle tasse e al contempo limitare i danni. Il piano, da qui a domenica notte, subirà qualche ritocco. Ma alla fine non si distaccherà troppo da quello predisposto da Guzzanti.

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