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Escalation contro gli ebrei Quattro indagati di Militia

Scritte neofasciste contro la comunità ebraica

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Da movimento romano a federazione nazionale di estrema destra. Ieri mattina all'alba i carabinieri del Ros hanno stroncato i sogni di grandezza del gruppo Militia. Una sigla che negli ultimi anni a Roma ha firmato gli striscioni apparsi ora in un quartiere ora in un altro: contro la comunità ebraica, il suo leader Riccardo Pacifici, ma anche contro i rappresentanti del centrodestra nazionale - dal presidente della Camera Gianfranco Fini a quello del Senato Renato Schifani - sempre il giorno dopo dichiarazioni pro Israele. Oggi tutti questio eventi sono diventati elementi d'accusa. Quattro gli indagati: Maurizio Boccacci, 53 anni (fondatore dal disciolto Movimento Politico Occidentale, a Base Autonomun, fino a Militia), Giuseppe Pieristè, di Appignano del Tronto (Ascoli Piceno), anche lui di 53 anni, secondo gli investigatori con un passato vicino a Ordine Nuovo. E ancora: Massimo De Simone, 42 anni, e Stefano Schiavulli, il più giovane, di 25 anni, ritenuto uno dei più «motivati». L'ipotesi di reato: apologia del fascismo, diffusione di idee fondate sull'odio razziale e violazione della legge Mancino. I carabinieri hanno perquisito le abitazioni degli indagati, la discoteca Kinky club e anche la palestra «Primo Caranera», quartier generale del movimento. Sono stati sequestrati machete, mazze da baseball e bastoni, documentazione ideologica di estrema destra; manifesti e strumenti per scritte murarie e striscioni a firma Militia, materiale informatico e una divisa dell'Esercito israeliano. Oggi per Militia sarebbe stato il grande giorno. Circa ottanta persone, provenienti da diverse regioni italiane (Lombardi, Veneto, Emilia Romagna, Lazio) si sarebbero incontrate nel quartier generale, a Vigne Nuove, zona Monte Sacro. Il sospetto degli investigatori è che dalle azioni propagandistiche, gli striscioni, gli imbrattamenti, la formazione sarebbe passata ad azioni violente. È una tesi di procura di Roma e carabinieri del Ros, sostenuta dalle conversazioni tra esponenti del gruppo che non usano mezzi termini contro i presunti obiettivi. Uno di questi è il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici. Lui Boccacci lo conosce bene. Nel novembre '92 fu protagonista dell'assalto alla sede naziskin al Tuscolano dalla quale portò via la bandiera esibendola poi al ghetto come l'anima del nemico: era la riproduzione del «dente di lupo». Il leader Maurizio Boccacci ridimensiona. «Per quanto riguarda gli striscioni, già mi sono presentato alla Digos assumendomene la paternità e sto subendo un processo giunto alla quinta udienza. Quindi mi sembra strano che un'inchiesta si ripeta. Invece - continua - in riferimento all'apologia di fascismo ho affrontato 56 processi tutti finiti con l'assoluzione. Le presunte azioni violente? Se si estrapolano passaggi di conversazioni, passano tutti per violenti».

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