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Maestra con la Tbc contagia gli alunni

La scuola Elementare in Via Sesto Miglio zona Cassia (Foto GMT)

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«Positivo, positivo!», recita il bambino uscendo dal cancello della scuola elementare in via del Sesto Miglio, sulla Cassia. Non sta canticchiando un motivo di Jovanotti. Ripete, invece, la parola più usata (e più temuta) in questi giorni dai genitori dei suoi compagni. Nove su tredici, l'80 per cento, sono già stati dichiarati positivi al test «Mantoux» per la tubercolosi. Altri ventidue lo hanno fatto ieri e i risultati si conosceranno nelle prossime ore.   I piccoli sottoposti ad analisi sono quelli della prima A e della prima B, due classi dove insegnava una maestra ora ricoverata al Forlanini con la Tbc. Probabilmente è stata lei ad infettarli. Nei mesi scorsi, infatti, aveva accusato una serie di strani disturbi. Andava in malattia e poi tornava, riferiscono le mamme. Non sapeva di avere la tubercolosi. E il suo medico curante non lo avrebbe capito, consentendogli di tornare a fare lezione con tanto di certificato. Per questo molti genitori sono infuriati. Una diagnosi veloce avrebbe permesso di correre tempestivamente ai ripari. Ma così non è stato. La maestra ha continuato a frequentare i bambini e, durante le sue assenze, i piccoli venivano spostati in altre classi con il pericolo di trasmettere così la malattia ai loro compagni. Inoltre lei frequentava in mensa e faceva supplenze in classi diverse dalle sue. «La maestra è stata ricoverata il 4 maggio e noi solo il 12 abbiamo saputo che cosa aveva - lamentano le mamme - La scuola avrebbe dovuto avviare subito le procedure per fare le analisi a tutti i circa 200 bimbi delle elementari. Ma questo non è avvenuto». Soltanto ieri la scuola (la coordinatrice del plesso di via Sesto Miglio non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa), ha disposto che gli esami saranno allargati. L'istituto, però, resterà aperto e non c'è necessità di disinfestazione. «Mia figlia e risultata positiva al Mantoux ma, per fortuna, negativa alla lastra e, quindi, non dovrebbe trasmettere l'infezione - spiega Patrizia, 42 anni, diventata un po' la portavoce dei genitori - Malgrado ciò, dovrà fare una cura, quella che loro chiamano chemioprofilassi, per nove-dodici mesi - continua - Sono farmaci pesanti, tanto che bisogna controllare ogni tre settimane le transaminasi perché possono danneggiare il fegato. In più deve seguire una dieta particolare e non potrà prendere il sole, proprio ora che siamo alla vigilia delle vacanze estive». Per Patrizia sono stati commessi errori nell'affrontare la malattia e nel fornire informazioni ai familiari. «Io credo che la maestra, peraltro generalmente stimata, avrebbe dovuto fare esami più specifici, andare a fondo. E la scuola dare l'allarme in modo meno soft e a tutti. Non solo alle mamme delle due prime. Neanche le altre maestre del plesso sono state avvisate tempestivamente, sebbene stessero in contatto stretto con la loro collega malata - conclude Patrizia - Tra qualche giorno ci riuniremo per parlare insieme con i nostri figli e spiegar loro che cosa è successo. La mia non lo ha ancora capito bene. Io gli ho detto che l'insegnante aveva un'allergia e gliel'ha attaccata. Lei, dopo aver saputo della dieta, mi ha solo chiesto: mamma, ma adesso non potrò più mangiare quello che mi piace di più?».

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