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Tremila posti letto in meno

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Un corridoio d'ospedale

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Nessun aumento delle tasse per i cittadini del Lazio, ma la scure del governo si abbatterà ugualmente sulla Regione. Nel piano di riordino della rete ospedaliera che la governatrice Renata Polverini, neocommissario di governo per la Sanità, presenterà domani ai tecnici del ministero sarebbe previsto, infatti, il taglio di circa tremila posti letto. Ma v'è di più: è entrato in vigore ieri il decreto dell'ex commissario ad acta Guzzanti che taglia l'assistenza sanitaria indiretta per anziani non autosufficienti e malati oncologici. A rivelarlo è la Cisl Lazio, che ha chiesto alla Polverini «un incontro urgente prima della presentazione del piano». «Presentando il piano la Polverini punta a ottenere lo sblocco dei Fondi per le aree sottosviluppate (Fas), per quanto riguarda la quota che ricopre il disavanzo sanitario: circa 420 milioni», dice il segretario regionale Tommaso Ausili. La «presentazione di un piano credibile» è infatti la conditio sine qua non posta da Palazzo Chigi per lo sblocco dei fondi Fas. Nello specifico, i tagli riguarderebbero 1.300-1.500 per acuti, 900 per riabilitazione e 600 per lunga degenza. In ogni regione italiana dovrebbero esserci - secondo quanto previsto dal «Patto per la Salute 2010-2012» recepito dalla Finanziaria - quattro posti letto ogni mille abitanti, che moltiplicato per i circa 5,6 milioni di cittadini residenti nel Lazio, comporta la presenza sul territorio di circa 22.400 posti letto, di cui 18.600 circa per acuti, 3.095 per la riabilitazione e circa 900 di lungodegenza. Oggi, invece, i posti letto certificati da Asp-Laziosanità al 30 giugno 2009 sono oltre 25.000. Intanto ieri è entrato in vigore il decreto di Guzzanti che abolisce l'assistenza indiretta per anziani non autosufficienti e malati oncologici. La Cisl chiede alla Polverini la revoca del decreto. Il contributo a carico delle Asl di 19 euro per giornata di degenza in case di cura per lungodegenza riabilitativa non accreditate (in caso di liste d'attesa superiori a 15 giorni nelle strutture pubbliche) e il rimborso delle prestazioni ambulatoriali di radioterapia usufruite in strutture private (quando i tempi di attesa nelle strutture pubbliche non erano compatibili con il piano terapeutico) erano previsti dal 2002. Con tempi medi di attesa di 3-4 mesi, secondo Ausili «questo provvedimento significherà un nuovo aumento dei costi a carico dei cittadini malati di tumore, già fortemente colpiti da ticket aggiuntivi su farmaceutica e diagnostica».

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