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Detenuti picchiati a Regina Coeli

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Il casoLo straniero: mi hanno pestato. Le guardie: caduto dalla branda

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.Tutte violenze che sarebbero avvenute di notte. Quando cioè nel carcere di Regina Coeli i detenuti si trovano nelle rispettive celle. E gli agenti penitenziari avrebbero dunque la possibilità di compiere atti di violenza. Una pesantissima denuncia quella presentata quattro giorni fa da un romeno, rimasto rinchiuso nel penitenziario di via della Lungara per due anni, fino a quando è stato poi traferito nel carcere di Secondigliano. Lo straniero, Marin Romica Ceausu, di 34 anni che ha puntato il dito contro le forze dell'ordine, è il romeno che è stato condannato a 23 anni di galera perché ritenuto responsabile dello stupro di gruppo avvenuto nel settembre del 2007 a Tor Vergata. Le vittime delle rapina e della violenza sessuale una coppia che si era appartata in auto: mentre la donna veniva violentata, il fidanzato era stato selvaggiamente picchiato. Una volta dietro le sbarre, secondo quanto scritto dal romeno nella denuncia, nei primi giorni di detenzione, fu «oggetto di un terribile e ripetuto massacro da parte di alcuni agenti di custodia. Alla fine di settembre 2007 riportai ferite al volto per le quali fui ricoverato all'ospedale Sandro Pertini. Successivamente ho appreso dalla lettura della cartella clinica che il ricovero era stato necessario a causa di una mia "caduta dalla branda", cosa assolutamente falsa». Oltre alla denuncia contro alcuni agenti della polizia penitenziaria che lavorano a Regina Coeli, esistono anche due lettere inviate al detenuto nel carcere di Secondogliano, che sarebbero state scritte da un agente che avrebbe anche scattato fotografie durante il presunto pestaggio dei suoi colleghi. «Queste foto le ho fatte di nascosto - ha scritto l'agente - e documentano il terribile massacro che hai subito, mi dispiace, non ce l'ho fatta più a tenere tutto nascosto, scusa se non l'ho fatto prima. Sono veramente schifato dagli abusi compiuti in carcere contro i detenuti, specialmente stranieri». Lettere che sono state inviate dal difesore del romeno, l'avvocato Francesca Di Nardo, alla sezione consolare dell'ambasciata della Romania lo scorso 31 marzo. Il capo di questa sezione, secondo quanto riportato nella denuncia depositata in procura il 21 aprile, ha inoltrato la pratica al ministero della Giustizia e al ministero dell'Interno sia italiano, sia romeno. «Tale lettera, a detta del capo della sezione consolare romena - spiega il penalista - è stata ritenuta attendibile perché contiene particolari forniti da riscontri».

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